Cleveland Il giallo sul discorso di Melania Trump copiato da Michelle Obama si tinge di rosa. A quanto sembra a manipolare l'intervento clou della prima giornata di lavori alla Convention repubblicana di Cleveland sarebbe stata proprio l'aspirante First Lady, con l'aiuto di una collaboratrice fidata della Trump Organization. Secondo il New York Times (che non è sospettabile di simpatie repubblicane), la moglie del tycoon ha deciso di scartare la quasi totalità dell'intervento preparato dai due speechwriter Matthew Scully e John McConnell, due penne d'oro autori di discorsi come quello dell'ex presidente George W. Bush dopo gli attentati dell'11 settembre. I due - che sarebbero stati precettati da Jared Kushner, marito di Ivanka e fidato consigliere di Trump - hanno consegnato la bozza del discorso a lady Trump il mese scorso attendendo con ansia un riscontro, che però non è mai arrivato. Né tanto meno sono stati avvertiti che il discorso che l'ex modella slovena avrebbe pronunciato dal palco della Quicken Loans Arena sarebbe stato cosi diverso dall'originale, ma lo hanno scoperto in diretta, seguendo la serata in televisione.
Melania ha in qualche modo commissariato con un colpo di mano i due speechwriter: non è chiaro se si sia trattato della volontà di imporre la sua «quota rosa» di moglie e di aspirante First lady, oppure, come sostiene il giornalone newyorkese, perché si sentiva «a disagio» con il testo.
Fatto sta che ha voluto personalizzare e rivedere le sue osservazioni, servendosi dell'aiuto di Meredith McIver, dipendente dilungo corso della Trump Organization che ha lavorato a diversi libri del re del mattone. A 48 ore dall'ondata di polemiche che ha travolto Melania, McIver ha ammesso le sue responsabilità e chiesto scusa pubblicamente «per l'errore», presentando le sue dimissioni che però Trump ha rifiutato. «Una persona che lei ha sempre ammirato è Michelle Obama - ha spiegato la speechwriter - Mi ha letto al telefono alcune frasi come esempio, io me le sono segnate e le ho incluse nel discorso». «Non ho controllato gli interventi della First lady, questo è stato un mio errore e mi sento malissimo per il caos che ho creato», ha aggiunto.
Un errore a detta di tutti evitabile, e che rappresenta un guaio serio, non solo perché il plagio in America è un fatto grave, ma anche perché mostra i punti deboli di una campagna che da tempo fa a meno di ovvie salvaguardie, come i software anti-plagio.
E se il primo giorno è stato il discorso di Melania a tenere banco, il secondo è toccato a quello del primogenito di Trump, Donald Jr, accusato da più parti di somigliare in maniera impressionante ad un intervento del commentatore conservatore Frank Buckley. In realtà in questo caso si è trattato di auto-plagio, poiché lo stesso Buckley ha confermato di essere lui l'autore del discorso di Donald Jr, e di aver «riciclato» alcuni commenti.
Per il candidato repubblicano alla Casa Bianca, errori oppure no, si tratta comunque di «buone notizie». «La notizia positiva è che il discorso di Melania ha avuto più pubblicità di qualsiasi altro nella storia», ha scritto su Twitter il tycoon.
Il miliardario anche in questo caso non ha perso l'occasione per rivolgere un attacco alla rivale democratica Hillary Clinton e alla stampa: «I media - ha detto - dedicano più tempo ad analizzare il discorso di Melania di quanto l'Fbi ne abbia dedicato alle mail di Hillary». La donna che da qui in avanti il partito guidato da Trump si dedicherà a demolire con ogni mezzo.
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