Leggendo la sua lettera al figlio (se è realmente il suo, mi scusi per queste note) ho provato un profondo senso di tristezza ed anche di pena per questa madre.
Tristezza, per la banalità di questa società che ripete gli stessi copioni di vita e di situazioni ancora ed ancora uguali. Pena, perché credo che i problemi che questa donna manifesta di avere, col suo matrimonio, con i figli e con gli uomini in generale, sono sicuramente anche conseguenza di suoi errori, dovuti alla propria iniziale inesperienza della vita e, forse, anche ad una sua superficialità affettiva ed emozionale. Come si può passare, mi chiedo, da una famiglia tipo Mulino Bianco, che esplora le coste in barca d'estate, va a sciare sui monti d'inverno, va a ballare (di rado), beve allegramente vino insieme, manda i figli all'università, ad una situazione come quella presente, con un divorzio, un figlio materialista e consumista che disprezza il padre ma sa solo bere birra con una scialba fidanzatina e si è iscritto alla tanto agognata (dalla madre) Università senza sapere perché ?
Spero solo che i genitori tornino ad insegnare ai figli qualcosa di diverso da quello che questa madre ha insegnato a suo figlio, come, ad esempio, che si vive lavorando e procurandosi da soli i mezzi di sussistenza.
Tutto dipende dall'individuo e da ciò che ha assorbito in casa.Una famiglia unita, poi, aggiunge il resto.
Cordialità,
Antonio Di Giacomo
Con la lettera «Caro figlio» si è rimessa in carreggiata.
In quanto a marito moglie-amore-amanti le rammento che millenni fa il saggio Re Salomone vergo: «Peggio della morte non c'è che donna».
E in tempi più recenti il grande ermetico poeta Ungaretti, se in vita, avrebbe potuto dire: «È sera, femmina, non madre, esaltazione del nulla».
Gentile Avvocato,
in una delle lettere inviate a il Giornale , un «seduttore» cita maiuscolando un ipotetico botta e risposta tra uomo e donna all'ultimo stadio della relazione.
La prima rivolta all'uomo lo colpisce nel suo punto debole gallico,se lo è;in caso contrario ci sono argomenti per dimostrare l'opposto.
Quella rivolta alla donna è troppo generica;per esperienza dico che accanto ad alcuni difetti fisici palesi, esiste sempre una certa grazia, anche fisica, se ci vogliamo attenere a questo solo campo, che non accomuna ella ad una tazza.
Mi è parsa di cattivo gusto la similitudine, specie per chi di anatomia se ne intende.
E Lei, avvocato, non ne abbia a male; gli anni se li porta bene e la memoria della giovinezza è ancora presente (foto di archivio).
Gherardo Mercati, Bergamo
Lettera allucinante! Ma come si fa ad approcciarsi ad un figlio ventenne bamboccione e fannullone con una lettera lacrimosa, melensa e diffamatoria nei confronti del padre e della sua compagna, piena di patetiche dichiarazioni d'amore materno del tutto controproducente visti i risultati dell'educazione materna: un figlio coglione parassita dei genitori, che non studia e non lavora, dedito solo al «dolce far niente» che piace tanto ai giovani d'oggi. Si parla tanto (da sinistra) di disoccupazione giovanile, di 600.000 giovani disoccupati e complessivamente di 3 milioni di disoccupati italiani, quando in Italia vivono e lavorano felicemente oltre 7 milioni di extracomunitari regolari!! Allora, di che stiamo parlando?
La mamma che ha scritto la lettera a cotanto figlio può essere fiera della pessima educazione che gli ha dato.
All'età di 20 anni il fessacchiotto non ha ancora capito che , se non si sbriga a imparare una professione capace di assicurare un reddito decoroso, alla morte dei genitori (che non sono eterni) si ritroverà a chiedere l'elemosina per strada o a delinquere per procurarsi un pasto, finendo nelle patrie galere.
Cotanta splendida mammina non ha saputo, in 20 anni, insegnare neanche un concetto così semplice e così vero !
Sicuramente il padre e la sua compagna avrebbero saputo far meglio, e, mi creda, non è difficile: basta non regalare NULLA ai figli se non a titolo di PREMIO per un risultato positivo del figlio nello studio o nel lavoro. Ai figli non bisogna mai dare niente per niente, così imparano fin da ragazzi che la vita è dura, è una competizione e che per raggiungere i propri obiettivi bisogna sudare, che chi non semina non raccoglie etc.....
È di norma compito del padre inculcare i sani princìpi ai figli; quando invece le madri divorziate affidatarie aizzano i figli contro il padre per rancore personale, il risultato è che i figli crescono bamboccioni fannulloni e coglioni quando non drogati e/o delinquenti.
La mamma della lettera si vergogni!
Ha rovinato il carattere di suo figlio solo per procurarsi un facile alleato contro l'ex-marito per interesse personale sicuramente di carattere economico!
Con i più cordiali saluti
Lettera firmata
Genitori non più cari. Non vi odio, di più. Avete spezzato la mia anima con la vostra separazione. Non mi importa attribuire la colpa a qualcuno, o la percentuale più o meno alta. Io dico quello che so: sto male come un cane bastonato. Non era un idillio il nostro quotidiano ma l'abitudine degli affetti, che negli anni si erano consolidati, ora sono andati a puttane. Per placare la coscienza dite: ma noi non ci separiamo da te. Invece sono proprio io che pago il fio dei vostri bassi istinti, della vostra incapacità alla rinuncia. Per me è tutta una complicazione vivere un po' qua e un po' là. All'improvviso mi sento ingombrante per tutti.
E già perché se io non ci fossi che bella libertà avreste! Tu mamma dici che ora devo vivere tutta la mia adolescenza per evitare che allo scoccare del cinquantesimo un rigurgito infantile mi induca a ripetere quello che papà ha fatto a te. Ma così me l'avete bloccata, la mia adolescenza! Come può la rabbia che ho dentro, farmi crescere serenamente? Sto male al pensiero che anch'io ripeterò quello che ha fatto papà perché è quello che ho imparato.Luca
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