Carabiniere ucciso dai narcos nella piantagione di marijuana

Il sottufficiale ferito durante un'operazione antidroga. Ricoverato, è morto dopo l'intervento

Carabiniere ucciso dai narcos nella piantagione di marijuana

Aveva 53 anni e stava compiendo il suo dovere quando è stato preso di mira dal fucile di un vigliacco, nascosto nel buio della notte. Il maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, originario di Catanzaro, vicecomandante della stazione dei carabinieri di Marsala (Trapani), difendeva la società dall'illegalità e dalla delinquenza. Un eroe dei nostri tempi. Di quelli che ogni giorno nella routine di uno spiccato senso civico e morale indossano la divisa che, in fondo, non dismettono mai. È una seconda pelle. Di quelli che non ricevono tributi e onori, eppure rischiano la vita ogni qualvolta montano di turno. Il maresciallo Mirarchi è deceduto ieri pomeriggio dopo una lunga agonia causata da un colpo d'arma da fuoco che gli ha perforato un rene. Mirarchi e un collega, in borghese, stavano perlustrando contrada Scacciaiazzo nelle campagne di Marsala, dove sono accaduti episodi criminosi su cui indaga l'Arma. Il 25 maggio scorso lì è stato ritrovato il corpo di un romeno e gli inquirenti hanno pensato sin da subito a un omicidio. Solo qualche giorno prima in quella stessa zona era stato ferito un uomo a colpi di fucile mentre tentava di rubare piante di marijuana da una piantagione, scoperta dai carabinieri dopo il ferimento. È lì che Mirarchi se ne stava appostato per osservare eventuali movimenti sospetti, quando sono partiti dal buio della fitta boscaglia dei colpi d'arma da fuoco. Uno lo ha centrato a un rene. Il suo collega lo ha subito soccorso. È stato ricoverato all'ospedale «Paolo Borsellino» di Marsala per essere poi trasferito ieri mattina in elisoccorso all'ospedale «Civico» di Palermo, dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico durato 8 ore. Ma la ferita riportata era troppo grave. Ieri pomeriggio il maresciallo non ce l'ha fatta. Vicino all'area in cui è avvenuto l'agguato i carabinieri, cui è stata affidata l'indagine, hanno rinvenuto una piantagione di cannabis indica con 6.000 piante. Si pensa che a sparare sia stato qualcuno posto a custodia del sito.

È immenso il cordoglio di tutto il mondo politico, militare e anche della società civile. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è detto profondamente addolorato e ha espresso al comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, la ferma condanna per «il brutale agguato, che priva l'Arma di un servitore dello Stato coraggioso ed esemplare». Mattarella ha pregato il generale di far giungere alla famiglia della vittima sentimenti di solidarietà e di vicinanza, a nome dell'Italia intera e suoi personali. E anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha voluto esprimere al generale per telefono le sue condoglianze e del governo nei confronti dei carabinieri e dei familiari del maresciallo. «È un episodio tragico che ci colpisce tutti e ci addolora profondamente ha commentato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano -. Fatti del genere non devono più accadere. Non possiamo tollerare di venire privati dei nostri coraggiosi e valorosi uomini per mano di delinquenti senza scrupoli. Ora bisogna fare chiarezza e individuare gli artefici del gesto».

Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha sottolineato il sacrificio di un difensore dello Stato: «Ancora una volta l'Arma dei carabinieri paga un prezzo drammatico per il suo impegno a tutela della legalità. La festa delle Repubblica si celebra nella triste consapevolezza che ogni ora in tutta Italia c'è chi rischia e può perdere la vita a difesa della comunità nazionale».

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