«Cari Bersani & C. fatevi un altro partito»

L'ex braccio destro di D'Alema: «Con Renzi il Pd è cambiato radicalmente e non è più la casa degli ex Pci»

RomaPremessa maggiore: sottraendo tempo alle funzioni di «bi-nonno», Claudio Velardi ricade nel vizio originario dell'osservatore politico. Qualità che ne decretarono il successo come primo Lothar dalemiano e quindi consulente politico e lobbista. Motivazione nobile e spassionata, con un limite: «Il nome del possibile leader della sinistra ce l'ho, ma lo dico soltanto se mi pagano».

Premessa minore: «Guardo con entusiasmo al tentativo di Renzi di dare un assetto stabile e saldo al sistema, fondato su un bipartitismo tra Pd e Forza Italia. Le condizioni ci sono tutte, in quanto Berlusconi si sta comportando da vero padre della patria, visto che potrebbe mandare tutti a quel paese e non lo fa. Paradossalmente oggi è più libero di prima, i magistrati hanno un po' mollato la persecuzione di cui è stato oggetto. Per cui gli chiedo un ultimo sforzo: trovarsi un successore o ripresentarsi alle prossime elezioni perché, anche se contro Renzi perderebbe, farebbe all'Italia un regalo grandissimo».

Non può negare che il suo appello a D'Alema e Bersani ricorda il tormentone di Crozza-Razzi: «Ve lo dico da amico, fatevi un partito tutto vostro».

«Può darsi. Però il mio è un discorso serissimo. Solo con un partito di sinistra il sistema sarebbe davvero stabile».

Già. Lei vede il grillismo in disfacimento, e uno schema nel quale assieme ai due grossi partitoni ci sarebbero i «junior partner»: la Lega a destra, i liberali al centro...

«... E i conservatori della sinistra otto-novecentesca raggruppati in una specie di die Linke tedesca. D'altronde è un'area che in un Paese arretrato come il nostro ha una sua consistenza. Sarebbe un peccato che non lo facessero».

Mancano i soldi.

«Basta chiedere a Sposetti. Non c'è tempo da perdere. Mi appello a D'Alema, Bersani, Fassina, Vendola...».

Magari pure Bertinotti.

«Bertinotti la sinistra l'ha mollata, dice che è morta. Restiamo in attesa che fondi quella del quarto millennio».

Difficile che gli ex Pci abbandonino la ditta. Fuori rischierebbero di restare a casa.

«Con Renzi a casa ci resteranno di sicuro. Il Pd non è più la loro ditta, è cambiato strutturalmente. D'Alema non è un pensatore, non può fare l'Ingrao del Pd. E Bersani sta perdendo i suoi uomini uno dopo l'altro... persino Errani va con Renzi».

Renzi è uno spregiudicato?

«No. Azioni da gran paraculo, se mi passa il termine. Ma è giusto che lo faccia. Si comporta da vero leader innovatore e modernizzatore, che finora la sinistra non ha avuto».

D'Alema non lo fu.

«Sì, dal '94 al '97. Non ebbe il coraggio dell'ultimo miglio».

Secondo lei perché?

«È paradossale, perché quella rivoluzione liberale che si era proposto si scontrò da subito con i sindacati e la vecchia sinistra. Gli stessi che ora difende».

Motivi personali?

«Adesso, anche. Ma geneticamente è rimasto comunista».

Veltroni provò a fare il Pd a vocazione maggioritaria.

«Geneticamente non aveva i tratti da leader. Poi si alleò con Di Pietro, errore madornale».

Sintetizzo: D'Alema non ebbe coraggio, Veltroni non aveva le palle?

«Possiamo dire anche così».

Renzi modernizzatore come Craxi?

«Sembrerebbe di sì».

Ma tra Craxi e Berlinguer dice di scegliere Berlinguer.

«Ribadisco, gran paraculo».

Ma Vendola starebbe con D'Alema?

«Lui soffre della sindrome di Stoccolma, in realtà è dalemiano dai tempi della Fgci».

E Civati?

«Ottimo segretario della federazione di Monza».

Cuperlo?

«Gli voglio troppo bene, meglio resti nel Pd».

Landini leader?

«Non lo so, di sicuro ora deve scegliere se stare al gioco di Renzi o giocare in proprio».

Dimentica quelli della lista Tsipras.

«Vero. In un partito del genere Spinelli e Maltese tornerebbero a casa. Potrei finalmente aprire una bottiglia di Cristal».

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