Politica

Cari ragazzi, non scioperate ma studiate

di Carlo Lottieri

L o sciopero di domani contro il capitalismo, colpevole di mettere a rischio il pianeta, ci dice molto su quanto la nostra società sia fragile e manipolabile. Le manifestazioni porranno al centro dell'attenzione le analisi quanto mai sciatte di una ragazzina svedese di sedici anni, Greta Thunberg, già trasformata in una star dal conformismo imperante: al punto da essere intervenuta al Forum economico di Davos, alla Commissione Ue e alla Cop24 di Katowice. Cos'ha da dirci di significativo una fanciulla meno che ventenne in tema di mutamenti climatici? Nulla. E infatti la piccola Greta cara al jet-set internazionale ripete luoghi comuni già proposti infinite volte dai fanatici dell'ecologismo di Stato: che il mercato va messo sotto controllo e che spetta alla politica evitare la catastrofe. Priva di ogni modestia intellettuale, la liceale Thunberg ha già deciso che esiste un riscaldamento globale di matrice antropica; che l'unico modo per evitare ogni conseguenza indesiderata consiste nel «tirare il freno»; e che tutto ciò deve essere fatto da un potere globale che, in nome della tutela della natura, operi il commissariamento delle attività umane. Chi ha una qualche dimestichezza con il dibattito scientifico sul «global warming» sa bene come siano davvero pochi a saper esprimersi con competenza al riguardo. Per definizione, questo è un tema che esige vasti studi in climatologia e, oltre a ciò, obbliga a svolgere ulteriori considerazioni di natura economica, politica e giuridica. Anche nell'ipotesi che la piccola Greta e gli altri megafoni della propaganda ambientalista à la page avessero ragione quando dicono che il mondo si sta scaldando a causa dell'uomo, siamo certi che la cosa migliore sia fermare tutto? Quali conseguenze, in vite umane, questo avrebbe? Quali alternative esistono all'incubo di una decrescita generale? E cosa comporterebbe, in termini di libertà, la costruzione di un potere chiamato a governare il mondo? Domani una marea di ragazzi reagirà passivamente a input che vengono da lontano.

Un giorno in meno di scuola non è mai stato una tragedia, ma certo sarebbe opportuno che i nostri giovani studiassero meglio questioni che sono sì importanti, ma che quando sono trattate con tanta superficialità possono produrre scelte politiche dai risultati devastanti.

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