Cronache

Caro Papa, la "zitellanza" è la virtù delle donne forti

Basta con i pregiudizi sulle «signorine»: sono loro che fanno girare il mondo. Senza farsi illusioni

Caro Papa, la "zitellanza" è la virtù delle donne forti

Non basta avere un uomo nel letto per non essere una zitella. Nulla più della «zitellanza», per dirla con Bergoglio, è una condizione dello spirito. Non c'entrano lo stato civile, le lenzuola, gli anelli al dito giusto e neppure la maternità. Sì è zitelle dentro malgrado il fuori. E lo si è per tanti motivi: perché lo si è state troppo a lungo, perché «ci si è nate», perché si è malmaritate e insoddisfatte, perché si è state tradite o abbandonate e allora si è tornate al punto di partenza, come l'oca del Monopoli La condizione della zitella è qualcosa di più complesso e misterioso degli stereotipi che la descrivono. Vorremmo tanto spiegarlo a Papa Francesco che con l'ennesimo, delizioso neologismo (dopo «nostalgiare», «mafiarsi», «misericordiando») «zitellanza», appunto, ha ammonito i preti ad essere casti ma non zitelli e quindi ad evitare i chiacchiericci pettegoli che di solito si attribuiscono alle donne sentimentalmente spaiate. Occhio a non «ningunear» (altro bergoglismo che sta per «confondere») Bergoglio: le zitelle non sono sempre e solo quelle che spettegolano e serbano rancore, quelle col cuore stretto e la pelle grigia, quelle allegre come Heidi a Francoforte, con la monodose di pastina per il brodo in dispensa e l'armadio a una sola anta, non sono solo le abitudinarie maniacali che baciano i gatti (troppi gatti) sulla bocca e collezionano golfini in acrilico, perennemente inclini alla lite ma refrattarie alla tinta dal parrucchiere.

Le zitelle sono anche donne accompagnate ma sole. Oppure sole ma «diversamente sole»: donne che stanno percorrendo la loro Salerno-Reggio Calabria interiore, donne che aspettano di incontrare qualcuno che abbia paura di perderle (quindi destinate ad attendere in eterno), donne prudenti che sanno che il futuro è meglio progettarlo a matita o donne fiduciose e in attesa. Donne che al momento, dell'amore, hanno solo le maniglie ma non per questo demordono. Anche Bergoglio, lo deve sapere, chi sono davvero le zitelle, perché sono signore in lotta e non un sinonimo di «polemiche perditempo». Perciò trovi un altro modo, Francesco, di sgridare i preti. Senza tirare in ballo fuori luogo queste eroiche combattenti, queste solitarie ostinate, queste deluse che non si arrendono. C'è un potere eversivo, nelle zitelle, che va ben oltre l'inclemente termine che solo sommariamente le definisce, che va ben oltre perfino il neologismo del Papa. Sono un motore del mondo proprio come gli accoppiati, perfino più di loro. Certo più di alcuni scoppiati disorientati: onore alle zitelle, quindi. Con il posto unico al cinema, con il pacchetto «da uno» al supermercato e ovunque, con la dichiarazione dei redditi snella, senza qualcuno a carico, col bagaglio leggero e il cognome scritto largo sul citofono.

Onore alle zitelle, che non hanno scelto, ma non hanno nemmeno sbagliato.

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