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"Carola voleva colpire la Gdf". Il Viminale: ora l'espulsione

La Procura contro la comandante, oggi la sentenza del gip. Salvini: "Subito via la ricca fuorilegge tedesca"

"Carola voleva colpire la Gdf". Il Viminale: ora l'espulsione

Ragusa - Questa mattina il gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, scioglierà la riserva sulla convalida o meno dell'arresto del comandante della nave Sea Watch 3, Carola Rackete, accusata di avere forzato il blocco entrando in acque italiane senza autorizzazione e disobbedendo (più volte) all'alt imposto dalla Guardia di finanza e, durante la fase di attracco al molo di Lampedusa, di avere speronato la motovedetta dei nostri militari, mettendo a repentaglio la loro vita. Ieri il comandante è rimasto ai domiciliari in una casa di Agrigento, e se il giudice accoglierà la richiesta dei pm Salvatore Vella e Giulia Andreoli di convalidare l'arresto e comminare come misura solo il divieto di dimora nella provincia di Agrigento, il Viminale, che criminalizza la condotta del comandante su tutta la linea, ha già anticipato che ci sarà il decreto di espulsione, ritenendo la Rackete pericolosa per l'ordine e la sicurezza pubblica. «Pronti a cacciare la ricca fuorilegge tedesca», attacca il ministro Matteo Salvini.

La giornata della comandante è stata lunga. Al mattino è stata prelevata da Lampedusa dai finanzieri, che l'hanno scortata in motovedetta a Porto Empedocle per raggiungere l'aula 9 del tribunale di Agrigento. Per lei c'erano striscioni a favore. L'udienza che «si è svolta in un clima sereno e di collaborazione», come ha riferito il procuratore capo Luigi Patronaggio, è iniziata alle 15 ed è terminata alle 18.30. I reati contestati alla Rackete dalla procura sono resistenza o violenza nei confronti di una nave da guerra, la motovedetta V808 della Gdf, e resistenza a pubblico ufficiale, mentre si procederà separatamente per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In altra sede, dunque, si dovrà «valutare se l'azione di salvataggio dei migranti effettuata nelle acque antistanti la zona Sar libica ha detto Patronaggio sia stata un'azione necessitata. Andremo a verificare se i porti della Libia possono ritenersi sicuri o meno e andremo a vedere se la zona Sar libica è efficacemente presidiata dalle autorità della guardia costiera libica. Si dovranno valutare le modalità del salvataggio, cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato. Tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un'azione di salvataggio in mare oppure un'azione concertata». La comandante sarà sentita dal pool anti-immigrazione della procura di Agrigento.

Rackete ha risposto a tutte le domande. In particolare, ha ribadito che non voleva speronare la motovedetta della Gdf. «Credevo che la motovedetta si spostasse» ha detto. Ma la procura non concorda. Mentre la Ong Sea Watch ha già rivoltato la frittata definendo «irresponsabile» la manovra «ostruttiva» delle Fiamme gialle che hanno «deciso di infilarsi nello spazio già ridotto tra la nave e la banchina». Come a dire che i finanzieri volevano suicidarsi.

La difesa, persa la possibilità di considerare la motovedetta non una nave da guerra, punta tutto sullo «stato di necessità» che avrebbe indotto il capitano a non avere altra scelta se non di attraccare al porto di Lampedusa malgrado la mancata autorizzazione. Ma per la procura: «Non c'era nessuno stato di necessità». In quanto a bordo c'era l'assistenza necessaria, in particolare medica, e il costante contatto con guardia di finanza e guardia costiera.

«Abbiamo proceduto all'arresto ha detto perché la comandante non era obbligata a entrare in porto violando l'alt della Guardia di finanza».

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