Il Carroccio attacca Conte: non sei il nostro premier

Il presidente del Consiglio: «Salvini al mio posto? Non ora». I leghisti: doveva fare il garante ma sta con i 5s

Il Carroccio attacca Conte: non sei il nostro premier

C aduto anche l'ultimo velo di ipocrisia, il governo gialloverde appare sempre più simile alla Chicago anni Venti, con le bande italoamericane di Al Capone e quelle irlandesi di Bugs Moran che si confrontavano civilmente a colpi di raffiche di mitra e di soffiate alla polizia.

Al momento è la Lega di Matteo Salvini ad essere sotto botta, e la rabbia è alle stelle: prima il caso Siri, poi il caso Giorgetti-Arata (la polpetta avvelenata, sospettano nel Carroccio, è stata confezionata e passata ai giornali da quello che viene chiamato ironicamente «il centro di smistamento dossier della Casaleggio», che ha uno dei suoi gangli vitali proprio a Palazzo Chigi, con Rocco Casalino), poi ieri la doppia intervista Di Maio-Conte per intimare a Salvini di abbassare le penne. Ed è proprio il giulivo premier, ora, ad essere finito in cima alla lista nera della Lega: «È stato messo lì per fare il garante di un accordo tra forze diverse. Ma ormai abbiamo constatato che alla prima tensione tra noi e i Cinque stelle, lui si sdraia immediatamente sulle posizioni grilline: quindi non è più il garante di un bel nulla», lamenta un esponente salviniano. Ed è un umore assai diffuso nel Carroccio, anche se nessuno per ora gli dà apertamente voce e l'intervista del premier viene accolta con un gelido silenzio: Conte, accusano, ha rinunciato a quella sorta di «terzietà» tra i partiti di cui all'inizio si vantava, e che è l'unica ragione per cui era stato scelto. Ieri, duettando soavemente con un intervistatore di fiducia sul Corriere della Sera, il presidente del Consiglio si è fatto alacre portavoce di tutte le parole d'ordine grilline. Ha avocato a sé ogni decisione sul caso Siri, facendo intendere che tra pochi giorni, in barba a Salvini, lo costringerà a dimettersi dal governo. Ha apertamente sfottuto il leader leghista, invitandolo a reprimere le sue smanie di primazia: «Salvini ha una vita davanti a sé per fare il premier, se e quando si creeranno le condizioni. Non in questa legislatura». Gli ha consigliato di non «sopravvalutare i sondaggi». E ha persino lanciato un avvertimento sulle elezioni anticipate in autunno, se la Lega ci stesse pensando: visto lo stato pessimo dell'economia (grazie al suo governo), in autunno sarà necessaria una manovra lacrime e sangue: «E non credo che qualcuno andrà alle elezioni proponendo quel programma».

Ce n'è più che abbastanza per far saltare i nervi a Salvini e compagni. Che improvvisamente si ritrovano ribaltati nel ruolo di punching ball cui per mesi e mesi hanno costretto Gigino Di Maio e i Cinque stelle.

In questa lotta nel fango tra alleati di governo cercano di infilare un cuneo le opposizioni. Il Pd annuncia di aver depositato in Senato (dove la maggioranza è barcollante) una mozione di sfiducia al governo: «Conte venga in aula a spiegare il caso del sottosegretario Siri. Il braccio di ferro tra Lega e M5s gli impone immediati chiarimenti anche sulla reale salute della coalizione», dice il presidente dei senatori dem Andrea Marcucci. «Questo teatrino tra Lega e Cinque stelle deve finire, l'Italia non può essere paralizzata dai continui litigi tra i due complici», aggiunge Nicola Zingaretti.

Chiaro che la mozione non passerebbe, spiegano al Nazareno, ma se i due partiti di governo votassero compattamente contro «finirà finalmente il giochetto di Salvini e Di Maio che fingono di litigare e fanno opposizione e maggioranza nello stesso tempo: si prenderanno le loro responsabilità davanti al paese». Diversa la linea di Forza Italia, con Silvio Berlusconi che bolla la mozione di sfiducia del Pd come «un errore drammatico» fatto per inseguire la «barbarie giustizialista».

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