
Matteo Salvini non ci mette molto a rispondere picche alla proposta del Colle: «È fondamentale che il voto degli italiani sia rispettato. Quindi o un governo del centrodestra, oppure elezioni il prima possibile, per la prima volta in estate. Non c'è tempo da perdere, non esistono governi tecnici alla Monti». E ancora: «Mattarella vuole un governo neutrale? Per carità, serve un governo coraggioso, altro che governino per tirare a campare. Per me, o si cambia o si vota!». E poi un messaggio all'alleato forzista: «Contiamo che Berlusconi mantenga la parola data e abbia la nostra stessa coerenza».
Insomma, nessun cedimento rispetto alla mattina. Salvini prima chiede che Mattarella gli conceda l'incarico di guidare un esecutivo politico, cercando voti in Parlamento, poi incontra Luigi Di Maio e alla fine annuncia: «Come promesso lavorerò per dare un governo al Paese e fino all'ultimo cercherò di far cadere i veti dall'una e dall'altra parte. Se questo non dovesse avvenire la data più vicina per votare è domenica 8 luglio. Sulla data è d'accordo anche Di Maio».
Ben prima che il presidente della Repubblica riferisse i risultati dell'incontro coi partiti, in ambienti vicini alla Lega si parlava del disegno, ormai chiaro, per il Centrodestra. È stato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, a chiarire: «Diciamo no al governo tecnico e sì a quello politico, che magari duri anche poco, che consenta di avere una legge elettorale e, quindi, poter stabilire una coalizione». Dietro alla scelta di Salvini di proseguire con la barra dritta verso quella che è stata sempre la sua idea di guidare l'Italia, disponibile, però, anche a un passo indietro, per il bene del Paese, c'è in realtà quella che i leghisti continuano a chiamare «coerenza».
Salvini sa bene ciò che vuole, ovvero andare a un esecutivo da lui guidato, per fare una legge elettorale chiara e che consenta a un partito o una coalizione che ottengano la maggioranza di salire sul carro del vincitore, oppure andare subito al voto, nella data più prossima, l'8 luglio. Gli italiani, ne è certo, tra un Pd che hanno fatto di tutto per cacciare e ha fatto solo disastri e un Movimento 5 stelle che cambia idea come cambia il vento, sceglieranno quel Centrodestra che ha avuto la coerenza di dire sempre la stessa cosa: «Governiamo per il bene dei cittadini». Stavolta spera in una maggioranza quasi bulgara alle prossime consultazioni. Il metro di misura di quella che davvero potrebbe essere una vittoria sono i social, dove la base dei partiti mormora, attacca, fa il buono e il cattivo tempo della politica. E stavolta il sole splende sul Centrodestra, Lega in testa. In realtà quello che Di Maio ha chiamato il «governo dei voltagabbana, della compravendita e dei parlamentari», riferendosi alla scelta di Salvini di rimanere con gli alleati, sarebbe forse stato, così dicono i leghisti, l'unico esecutivo possibile.
Peccato che a mettersi di traverso ci sia lo stesso Mattarella, che ha proposto quel governo tecnico tanto
osteggiato dal leader della Lega ed elezioni dopo il 31 dicembre. Perché andando subito a votare e sarebbe la prima volta andrebbe perso il voto degli italiani. Un voto penalizzato, però, da una legge elettorale nata male.
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