Cartabia eletta alla Consulta. Posto con vista sul Quirinale

La giurista prima donna in questo ruolo: "Si è rotto un vetro di cristallo". Il suo è un nome per il Colle nel 2022

Cartabia eletta alla Consulta. Posto con vista sul Quirinale

Una donna alla Consulta: Marta Cartabia, 56 anni, docente di diritto alla Bicocca di Milano, giurista di livello internazionale, allieva di Joseph Weiler e Valerio Onida, cattolica, lombarda, tre figli, è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. E tra due anni, chissà: una donna, la stessa, al Quirinale? Lei sceglie il basso profilo, però non esclude nulla: «Si è rotto un vetro di cristallo. Ho l'onore di essere qui come apripista». Il suo sarà un mandato breve, appena nove mesi, che però apre scenari nuovi alla presenza femminile ai vertici delle istituzioni del Belpaese. «La neo presidente finlandese, 34 anni, ha detto che l'età e il sesso non contano più. Da noi contano ancora, ma presto spero di poter affermare il contrario, di essere un motivo di ispirazione». Applausi bipartisan, buone carte da giocare l'anno prossimo, quando dopo nove anni lascerà la Corte.

Le piace correre, e con la Consulta ha vinto la corsa più importante. Le piace il rock, le cuffie alle orecchie per ascolta i Beatles e i Metallica, e la musica le servirà per gestire le tensioni del nuovo incarico. Le piace il trekking in montagna. A Ferragosto, a crisi aperta, mentre con la famiglia scalava il Gran Paradiso, il suo nome girava parecchio nel toto-premier: all'epoca infatti Sergio Mattarella, in caso di governo neutrale, di decantazione pre-elettorale, aveva pensato a lei. E adesso che è presidente dell'Alta Corte, quarta carica della Repubblica, Marta Cartabia entra di diritto nel gruppo dei papabili per il Colle. Donna, giurista, moderata, preparata, ciellina, vagamente di centrosinistra, in ottimi rapporti con gli ultimi capi dello Stato. Giorgio Napolitano è quello che nel 2011, terza donna della storia italiana, la nominò giudice costituzionale. E per tre anni Sergio Mattarella, fino al 2014, è stato il «vicino di casa», il collega della Consulta che viveva come lei nella foresteria della Corte e con quale andava ogni tanto a pranzo insieme. «Eravamo come studenti fuori sede». Ambizioni politiche zero, giura. «L'incarico alla Corte ha detto quest'estate - si concluderà nel settembre 2020, richiede grande impegno e responsabilità e intendo portarlo a compimento per il valore che la Costituzione gli attribuisce per la vita del Paese e di ogni singola persona». Poi si vedrà.

In attesa di fare la riserva della Repubblica, la Cartabia è la titolare della Corte Costituzionale. È stata eletta all'unanimità, con 14 voti su 15 e una sola astensione, la sua. Succede a Claudio Lattanzi. La storica svolta rosa è stata possibile anche al passo di lato che hanno fatto gli altri due vicepresidenti candidati di pari anzianità o quasi, Mario Morelli e Aldo Carosi. Nel suo discorso d'insediamento, la Cartabia li ha ringraziati, assicurando la continuità con suo predecessore, una gestione contrassegnata da importanti sentenze sui diritti e un'apertura all'esterno. «La mia nomina è un passo significativo per la storia delle nostre istituzioni. Le donne in magistratura sono in maggioranza, rappresentano il 53% ma non ai vertici, nelle alte cariche. La mia elezione è un po' l'elezione di tutte loro... In tal senso sento tutta la responsabilità di questa carica». Dice la sua pure sui toni accesi della politica e delle comunicazioni sui social. «Siamo abituati a essere criticati. Ma c'è insofferenza quando la critica si basa su elementi non veri». La Cartabia, che si schiera contro chi «veicola le menzogne, anziché aiutare a capire e fa vilipendio delle istituzioni».

Ma «travolgere con le invettive le istituzioni non fa bene a nessuno neanche all'autore», aggiunge. Mentre sul sovraffollamento carcerario, con oltre 10mila detenuti in più dei posti regolamentari, pensa che rasenti «un trattamento contrario al senso di umanità che la nostra Costituzione esclude categoricamente».

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