"La Casa Bianca è più democratica di Letta"

Il vicepresidente della Camera: "Usa e Italia resteranno vicini, la sinistra mente"

"La Casa Bianca è più democratica di Letta"

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera in quota Meloni: la Casa Bianca ha appena detto che accoglierà senza pregiudizi qualsiasi nuovo governo italiano. Gli scenari da fine del mondo e da Italia post-fascista stanno evaporando?

«Scenari che solitamente svaniscono nel nulla il giorno dopo le elezioni, come si spegnesse un interruttore. Solo propaganda becera fatta da una sinistra che, in quanto a democraticità, dovrebbe spiegarci perché ha governato 10 anni su 11 senza mai aver vinto le elezioni. La Casa Bianca collaborerà con l'Italia, chiunque la governi, perché conosce la democrazia meglio di Letta».

Il palcoscenico internazionale continua però a essere terreno di scontro interno; ieri Letta invitava a non votare gli «amici di Putin».

«Basta con queste idiozie, finché Putin ha mostrato di voler collaborare con l'Occidente è stato giusto parlarci e integrare la Russia nel Consiglio d'Europa e nella Nato, come unico membro esterno. L'ha fatto anche Letta sottoscrivendo nel 2014 accordi con Putin. Da quando è partita l'invasione dell'Ucraina Putin è un nemico di tutti, in primis di chi era con i rivoltosi di Budapest e Praga quando entravano i carri armati sovietici e la sinistra tifava per l'Armata rossa».

Sulla questione sanzioni alla Russia solo adesso sembra essersi ricomposta la divergenza tra voi e la Lega, che non ha mai nascosto la sua vicinanza al partito di Putin...

«La sinistra italiana ha ricevuto finanziamenti illeciti dall'Urss e da tutti i partiti comunisti dell'Est, nemici dell'Italia e dell'Occidente. Ancora aspettiamo le indagini dalla Procura e le scuse dei corrotti. Le sanzioni sono giuste, ma vanno accompagnate da un fondo comune che coinvolga anche gli Usa per soccorrere quelle nazioni senza fonti energetiche che rischiano di crollare. Il rapporto tra Lega e Russia Unita è antecedente all'aggressione all'Ucraina».

Un'altra divergenza tra voi riguarda la questione scostamento di bilancio. Divergenza non da poco in una crisi economica. Una volta al governo insieme che succederà?

«Per noi lo scostamento è un'estrema ratio. In nessun caso si può attivare se prima non viene stroncata la speculazione finanziaria originata dalla Borsa di Amsterdam dove viene fissato il prezzo dell'energia. Sarebbe come riempire un secchio d'acqua che ha un buco sul fondo Prima occorre ripararlo».

La Lega pigia l'acceleratore sull' autonomia delle regioni, su cui mi pare siate agli antipodi. Come andrà a finire?

«Il programma della coalizione lega l'autonomia differenziata alla riforma costituzionale per l'elezione diretta del capo dello stato. È così sarà».

I sondaggi vi danno al 27 per cento. Qual è la soglia minima di seggi per blindare la premiership di Meloni?

«Non ho fatto i calcoli, ma le regole d'ingaggio del centrodestra prevedono semplicemente che in caso di vittoria della coalizione sia il partito che prende più voti a esprimere il capo del governo. Nessuno lo contesta».

La Meloni sta mostrando un volto sempre più moderato e europeista. Poi però la moderazione vacilla quando si tocca l'argomento di autocrazie come quella di Orban e partiti di estrema destra come Vox.

«Noi siamo entrati nel Gruppo dei conservatori quando era guidato dai Tory britannici, cui non si possono certo lanciare accuse di estremismo. Vox era già nella coalizione, Orban è addirittura stato nel Ppe fino a un anno fa. Queste illazioni sono un disco rotto. Nel caso dell'Ungheria poi anche gli Usa condividono che non vada consegnata a Putin».

A proposito di estrema destra: l'episodio del saluto romano dell'assessore Romano La Russa si poteva evitare?

«Fratelli d'Italia è un partito nato per

costruire il presente e il futuro dell'Italia. Coloro che vogliono camminare con lo sguardo rivolto all'indietro, nostalgici di destra o di sinistra, non sono utili alla nostra comunità e possono scegliere un'altra strada».

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