I soldi, come nelle belle indagini di una volta sulle tangenti della Prima Repubblica, saltano fuori al momento della perquisizione. Quando la Guardia di finanza va ad arrestare Paolo Bellini, dirigente dell'Azienda trasporti municipali, trova un tesoretto in contanti: 17mila euro, quasi certamente una parte delle mazzette che Bellini rastrellava dalle aziende vincitrici degli appalti della metropolitana. Altro gruzzolo, ancora più consistente, quando le «fiamme gialle» ribaltano la sede della Mad System, l'azienda di cui il manager Atm era socio occulto e che le aziende vincitrici erano costrette a prendere come subappalto: cinquantamila euro. E la posizione processuale di Bellini, fino a martedì capo dell'Unità segnalamento e automazione di Atm, si fa ancora più pesante.
Per Milano è un brutto risveglio, l'arresto di Bellini e di altre dodici persone conferma che la vocazione alla mazzetta è praticamente inestirpabile: e colpisce il fatto che colossi internazionali come Alstom e Siemens si siano adeguati senza fare una piega. Atm, uno dei fiori all'occhiello del Comune, si trova a dover spiegare come Bellini avesse potuto agire per anni indisturbato. E la reazione di Beppe Sala dà il polso della rabbia del sindaco: «La giustizia farà il suo corso, ma dal mio punto di vista questa è già una condanna, perché si tratta di una persona che prende lo stipendio da Atm da 25 anni e che si permette di dire cose del genere e di agire in quel modo», dice Sala a Unomattina. «Ad Atm - prosegue il sindaco - ho detto che innanzitutto voglio capire perché i processi aziendali hanno permesso a questa persona di comportarsi in questo modo, quindi c'è una responsabilità nostra, e in secondo luogo ho detto loro di costituirsi parte civile e di portare a casa tanti più soldi possibili di quelli che gli hanno dato in 25 anni. Altro che la pensione in Mercedes, questo deve fare la pensione senza avere i soldi per andare al ristorante», ha aggiunto Sala citando l'intercettazione in cui il dirigente arrestato diceva di voler «fare gli ultimi anni col Mercedes». «Gente come questa - ha concluso il sindaco - rovina la vita e il lavoro di migliaia di persone oneste».
Il problema è che Bellini in Atm era arcinoto, ieri il consigliere comunale Carlo Monguzzi racconta di avere ricevuto persino una protesta dell'Anpi perché il manager nel suo ufficio in azienda aveva un calendario di Mussolini. Le stesse lettere anonime che hanno dato il via all'inchiesta dimostrano che il «sistema Bellini» era ben noto. Si legge in uno degli anonimi: «Bellini Paolo ha un ufficio in nero ma lo sanno tutti in Atm dove avvengono riunioni per rubare soldi a Atm e per concordare tutte le schifezze che fanno». Eppure gli atti riportano numerosi nomi di dirigenti Atm che non sono indagati, non sono complici ma sembrano avere assistito a distanza ravvicinata alle sue imprese. Ieri viene perquisito l'ufficio di Manuela Villa, responsabile della gestione delle gare d'appalto: «Okay, dentro qua c'è una mia carissima amica che fa... che è la Villa che fa da segretaria e tutto, okay, lei è già d'accordo con me», dice Bellini in una intercettazione.
Ma a lasciare stupiti gli inquirenti sono anche i rapporti spregiudicati che le multinazionali del settore intrattenevano col manager: «Oggi ho una consulenza fissa con Bombardier per la linea 2, ho una mezza voce con Ansaldo.. con Bombardier ho un accordo sicuro (...) io lavoravo per Alstom, gli avevo preparato le carte con una valigetta (....) alle due di mattina ha vinto Alstom è andato via un milione».
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