Casa, vince chi non paga. Proprietari in rivolta per il blocco degli sfratti

Cartabia blocca l'emendamento che separa i vecchi morosi da chi è in difficoltà per Covid

Casa, vince chi non paga. Proprietari in rivolta per il blocco degli sfratti

Per i proprietari di casa ogni volta che si avvicina il termine del blocco degli sfratti prende vita l'angosciante dilemma: sarà finalmente la volta buona o lo prorogheranno un'altra volta? La domanda è più che legittima visto che le migliaia di italiani che hanno la sventura di aver affittato casa a inquilini che non pagano più l'affitto, stanno di fatto subendo un esproprio del loro immobile ormai da oltre un anno, grazie al blocco degli sfratti, una norma che tutela molti «furbetti dell'affitto» permettendogli di vivere a sbafo in casa altrui senza pagare nulla, protetti dallo Stato. L'ultima proroga, infilata di soppiatto dal precedente governo nel decreto Milleproroghe tra Natale e capodanno, ha spostato il termine dell'esproprio al 30 giugno 2021.

Con la caduta del governo Conte, il varo del nuovo esecutivo e soprattutto l'uscita del M5s, principale sponsor della norma tutela-morosi, dal ministero della Giustizia (il dicastero competente in materia, fino a febbraio retto dal grillino Bonafede), i proprietari si erano illusi che il loro incubo potesse finalmente avere fine. Ma dalla nuova ministra, la giurista Marta Cartabia, è invece arrivata una doccia gelata, ancora più sconcertante perché inaspettata. È stata lei a bloccare un emendamento concordato da una maggioranza trasversale che chiedeva il minimo sindacale, cioè quantomeno distinguere tra morosità antecedenti alla pandemia e quelle successive, così da far ripartire almeno gli sfratti iniziati quando il Covid19 esisteva solo nelle foreste cinesi. Traumatiche per i proprietari sono state le espressioni, di un gelido tecnicismo giuridico, utilizzate dalla Cartabia per giustificare il no all'anticipo di soli tre mesi (dopo un intero anno!) del blocco degli sfratti. Anticipare la scadenza del blocco degli sfratti avrebbe leso «la certezza dei rapporti giuridici», perché avrebbe costretto gli inquilini morosi ad affrontare l'esecuzione dello sfratto prima del previsto. E poi, ha detto ancora la Cartabia, tenersi gli inquilini morosi per tre mesi in più, pagando nel frattempo spese condominiali e Imu, «non è un sacrificio così eccessivo (per i proprietari, ndr) da richiedere questo cambio di orizzonte temporale che avrebbe potuto mettere in difficoltà diverse persone», cioè gli inquilini che non pagano da anni. Parole che sono arrivare come una pugnalata alla schiena per migliaia di piccoli proprietari ormai disperati, abbandonati dallo Stato che pretende però le tasse sulla casa occupata.

Si è così attivata Confedilizia, l'associazione che da mesi si batte per il ripristino della legalità e la fine dell'esproprio delle case, ma anche i gruppi spontanei nati sui social che radunano gli sventurati possessori di un immobile ostaggio dei morosi difesi dal governo. Uno di questi, «Rivogliamo la nostra casa» (1400 iscritti), ha invitato i propri membri a scrivere alla Cartabia, che è stata letteralmente inondata di mail. Anche il profilo Facebook della ministra è stato preso d'assalto dai piccoli proprietari (pensionati, giovani coppie senza un soldo, gente che ha comprato un bilocale con grandi sacrifici o con mutui trentennali) inferociti per l'ennesima beffa nei loro confronti. Il pericolo per loro è ormai impersonato dalla Cartabia, più ancora che dal M5s ormai depotenziato e in preda alle faide interne. Il timore adesso è per quello che potrà accadere il 30 giugno, quando scadrà l'ennesima proroga.

La Cartabia si è detta preoccupata per la «possibile esplosione del contenzioso presso gli uffici giudiziari quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti che bloccano gli sfratti». Parole che non lasciano affatto tranquilli i piccoli proprietari, già sfiancati da sedici mesi di esproprio.

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