Il cerchio tragico. Ormai tra i fedelissimi di Luigi Di Maio circolano già le prime analisi della sconfitta. Sì, perché la faccia pulita e i toni pacati del giovane leader di Pomigliano hanno funzionato nelle urne ma la strategia portata avanti a partire dal giorno successivo alle elezioni sta crollando giorno dopo giorno.
A poche ore dall'affidamento di un mandato «di ampio respiro» a Roberto Fico, leader degli «ortodossi» e presidente della Camera, nell'inner circle del capo politico si ragiona sulle ipotesi più disparate per salvare il candidato premier grillino dalla morsa di un accordo con il Partito Democratico e dall'ascesa interna di Fico. Sabato Di Maio ha corteggiato apertamente Matteo Salvini: «Insieme possiamo fare grandi cose». Lo schema dei «moderati», a partire dai capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo, fino allo sherpa Vincenzo Spadafora prevede un governo gialloverde con Di Maio premier. «È stato il leader più votato alle elezioni - si affannano a spiegare - nessun passo indietro sulla premiership». Ma nel cerchio tragico sono preoccupati dall'ipotesi di un accordo M5s-Pd benedetto dalle nuove consultazioni gestite da Fico. E circolano una serie di sondaggi «segreti» che vedrebbero un calo del Movimento se domani si andasse di nuovo al voto. Non un crollo verticale, ma un primo segnale che fa paura e potrebbe mettere in discussione la leadership interna di Di Maio.
Per evitare il sacrificio del capo politico, immolato sull'altare della formazione di un governo, c'è chi pensa di provare a rimettersi di nuovo in contatto con la «base». Nello staff romano e nelle stanze milanesi della Casaleggio Associati viene «monitorato» il sentiment degli attivisti. La certezza è che «un accordo di qualsiasi tipo con il Pd, per giunta senza Di Maio premier, verrebbe bocciato». E addirittura la carta per salvare Luigi potrebbe essere una consultazione lampo su Rousseau per far decidere alla «rete» su quale forno puntare. Con la sicurezza di un «no» secco degli utenti al Partito Democratico. Così si proverebbe con Salvini fino all'ultimo. Altrimenti il voto, prima dello sbriciolamento di Di Maio sotto i colpi di Beppe Grillo e degli «ortodossi».
L'ipotesi di un ritorno alle urne in fretta e furia non dispiacerebbe ad alcuni maggiorenti M5s. Convinti di poter recuperare con una nuova campagna elettorale lo smalto perso dal leader in questi quasi cinquanta giorni di palude romana. In questo senso sono da leggere le dichiarazioni dei fedelissimi in reazione alla possibilità concreta del mandato esplorativo a Roberto Fico. Con un nuovo governo che rischierebbe di far piombare Di Maio in un vero e proprio «anonimato parlamentare» in cui vorrebbe relegarlo, come anticipato dal Il Giornale il 2 aprile, in primis il garante Beppe Grillo. Già pronto, in caso di caduta della leadership del capo politico, a esercitare in pieno il suo ruolo di garanzia all'interno del Movimento.
Intanto, gli uomini di Di Maio puntano a un effetto di trascinamento di una sperata vittoria alle elezioni regionali in Molise sullo stallo nazionale. Una carta da giocare anche nello scontro interno ai grillini.
Perché il candidato governatore Andrea
Greco fa parte della nuova classe dirigente pentastellata cresciuta all'ombra del candidato premier. Un gruppo autonomo da Grillo, «coltivato» sul territorio dall'ex vicepresidente della Camera durante la scorsa legislatura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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