di Lucia SerlengaP erfezionista com'era, forse avrebbe scelto di andarsene il giorno del suo 91esimo compleanno, il prossimo 31 gennaio. Invece Maria Mandelli detta Mariuccia - in arte aveva scelto il nome Krizia da uno dei dialoghi di Platone sulla vanità - è scomparsa domenica sera, 6 dicembre. Le era accanto il marito e compagno di una vita, Aldo Pinto. Nata nel 1925 a Bergamo, non avrebbe gradito che si parlasse della sua età anche se alcuni le facevano notare che per i grandi creativi il passare del tempo conta fino a un certo punto. Inutile dire che il carattere di «Crazy Kizia», come veniva chiamata in America per l'originalità dei suoi modelli, l'ha resa una stilista fuori dal comune. La frangia allineata su quel perfetto carré di capelli dipinto da Andy Warhol, rimarrà per sempre il ritratto di una donna speciale. Ma si parlerà sempre e soprattutto del carattere forte che l'ha resa una delle designer più incisive nella storia della moda italiana. Conseguito il diploma di maestra, la fanciulla che disegnava vestiti per le bambole, si dotò di una macchina da cucire, di pochi lavoranti e in uno spazio offertole a Milano da Lelio Luttazzi cominciò a realizzare vestiti, camicette, gonne e pantaloni che stipati in valigia andò a vendere nei negozi.Per sessant'anni, con la sua azienda ha macinato profitti e dato lavoro a centinaia di dipendenti fino a quando, nel 2014, il marchio è passato nelle mani della cinese Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd guidata dall'imprenditrice Zhu Chongyun. Ora della signora Mandelli che non avrebbe mai voluto andare in pensione resta il talento e un piglio più unico che raro. Raccontava di essersi fatta costruire un martello di gommapiuma per far rigare dritto le modelle. Del suo pugno di ferro ne sanno molto anche i numerosi assistenti - tra i primi, due giovani stilisti divenuti famosisimi, Walter Albini e Karl Lagerfeld - che passati sotto le sue forche caudine amano dire di aver fatto lì il Vietnam. Del resto la signora, che debuttò a Firenze con una sfilata in Sala Bianca nel 1964 e dagli anni Settanta ha calcato le passerelle di Milano Collezioni, ha preso i tratti di uno dei suoi animali feticcio ricamati e stampati sulle sue celebri maglie e sui vestiti: la pantera divenuto suo simbolo. Non a caso la feroce paladina del made in Italy ha sempre amato l'eleganza naturale delle donne alle quali lascia in eredità molti valori: la sfida della sperimentazione di nuovi materiali (celebri i suoi tessuti metallizzati anche plissé, la pelle d'anguilla e di anaconda, la gomma di pesce), l'ispirazione all'arte moderna e contemporanea con rimandi a Burri, Klimt, Calder e Kandinskij, il gusto per la conversazione, l'amore per la cultura e l'amicizia di molti personaggi dell'intellighenzia internazionale, il piacere di ricevere. Indimenticabili i concerti di Natale organizzati nel suo spazio di via Manin a Milano, elegante tanto quanto la padrona di casa.
Onorata con numerose mostre sul suo percorso creativo - collezioni donna, uomo, bambino, accessori, profumi, occhiali e via elencando -, con premi alla carriera e prestigiosi riconoscimenti, Mariuccia rimarrà sempre quella ragazza ribelle che delle donne diceva: «Sono più forti e più allegre per natura, non perdono tempo a lamentarsi, riescono ad affrontare le situazioni più difficili con il sorriso sulle labbra». Lei è stata una di queste.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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