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Case e conti correnti: ecco i tesori segreti del clan Fini-Tulliani

Elisabetta ha quattro appartamenti e soldi in banca. Sei immobili sequestrati a Giancarlo

Case e conti correnti: ecco i tesori segreti del clan Fini-Tulliani

Per essere dilettanti senza esperienza, costretti a liquidare le proprie società una dopo l'altra perché regolarmente in perdita, il tesoretto messo su dai Tulliani non è da buttare via. Ne traccia una mappa abbastanza dettagliata il decreto di sequestro preventivo del gip romano Simonetta D'Alessandro, snocciolando case e indirizzi per un controvalore di diversi milioni di euro, contro i circa sette che la famiglia avrebbe riciclato da Corallo secondo l'accusa.

C'è la metà di un appartamento di 155 metri quadrati in via sulle Mura a Capranica Prenestina, in provincia di Roma, intestata a Sergio Tulliani. E l'altro 50 per cento di quota della casa di tre vani e della cantina di 11 metri quadri nel palazzo di famiglia, in via Raffaele Conforti, a Roma, sempre intestata a Sergio. Che in quell'edificio è proprietario anche (sempre a metà con la moglie) di una casa di cinque vani al piano terra, con cantina e box auto. E ancora Sergio si è visto sequestrare le quote (al 50 per cento anche queste) di un appartamento A/2 di 6,5 vani con cantina e box auto, nella vicinissima via Ago, a un tiro di schioppo dal quartier generale della famiglia, e di un'altra casa di 128 metri quadri nell'elegante quartiere di Monteverde, in viale dei Quattro Venti, per finire con la casa al mare dei Tullianos, 86 metri quadri per un totale di sette vani in via Caterattino, a Sabaudia. A questo piccolo impero del mattone vanno aggiunti gli immobili di Elisabetta dei quali il gip ha ordinato il sequestro. Una casa di 4 vani nella centralissima via Sardegna, a pochi metri da via Veneto, un locale C/1 di quasi 70 metri quadri in via Corbino, nel quartiere Portuense, e un palazzetto di tre piani e nove vani più magazzino di 50 metri quadri a Rocca di Mezzo, in provincia dell'Aquila.

Last but not least, ecco Giancarlo. Nell'elenco degli immobili sequestrati ci sono i 247 metri quadrati (per complessivi 9 vani) su quattro livelli dell'immobile di via Raffaele Conforti numero 70-80, con box auto per 62 metri quadri. E Giancarlo in via Conforti, ma al civico 52, aveva anche un'altra casa di 76 metri quadri al quarto piano, con cantina e ben due box auto.

Se questo è il tesoro degli «immobiliaristi per caso», dall'ordinanza saltano fuori anche altre pedine del Monopoli targato Tulliani. Per esempio un'ennesima casa nella strada di famiglia, al 52 di via Conforti, che Elisabetta acquista il 14 luglio del 2010 per circa mezzo milione di euro utilizzando, secondo la procura, parte dei soldi (2,4 milioni) che Corallo aveva mandato sui conti di papà Sergio, con la «celebre» causale «decreto 78/2009», quello che favoriva la Atlantis alle prese con il mercato delle slot in Italia. Da quel bonifico pesca 12 assegni non trasferibili da 100mila euro anche Giancarlo, per comprare sempre a luglio 2010 il villino bifamiliare di via Conforti, questo però oggetto di sequestro.

Va da sé che il pezzo forte dell'asset immobiliare di famiglia era la casetta monegasca. Con Giancarlo ed Elisabetta indicati come «riciclatori» sia al momento dell'acquisto da An con lo schermo delle offshore Printemps e Timara che per la più recente e fruttuosa cessione. Quando nel 2015 l'appartamento passa di mano per 1,3 milioni di euro, la cifra se la spartiscono i due fratelli. Ma i Tulliani senza Corallo e le offshore, scrive il gip, «lasciano tracce grossolane».

Tanto che quando rivendono la casa nel Principato, fanno «appena in tempo per ricadere in pieno regime di incriminazione per autoriciclaggio».

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