Niente ombre, pochi indizi: il delitto della tabaccaia è già diventato un rebus

La donna viveva un'esistenza tranquilla: gli inquirenti indagano su tutto, ma non hanno ancora nulla. L'ipotesi del balordo

Niente ombre, pochi indizi: il delitto della tabaccaia è già diventato un rebus

U n mistero che scombussola gli investigatori. E una trama esile, breve, quasi incapace di sorreggere sulle spalle un delitto cosi atroce. Passano i giorni e le ore, la svolta non arriva, il delitto di Asti mette a dura prova i nervi della città e di chi è chiamato a diradare le ombre. Il punto, paradossalmente, è proprio questo: di ombre nella vita di Maria Luisa Fassi non se ne vedono. Un amante, uno spasimante, un uomo accecato dalla rabbia e in cerca di una qualche vendetta: tutte le piste vengono percorse, ma più per scrupolo che per convinzione. La verità è che la vita della tabaccaia cinquantaquattrenne è piatta come un'ostia. E affonda le radici dentro la solidità di una famiglia che è un punto di riferimento per la ristorazione della città. Eppure qualcuno è entrato nel locale, un paio di minuti dopo l'apertura alle 7.30 di sabato, e ha massacrato la donna con un numero spropositato di colpi, 25-30. Qualcosa non quadra ma non è detto che debba quadrare per forza. Chi ha ucciso, non ha portato via l'incasso della settimana, 4.500 euro, ma compiuto lo scempio se n'è andato senza essere notato. All 7.40, quando il corpo, ancora vivo, scosso dai sussulti dell'agonia, è stato trovato da un'amica, era tutto finito.

Sette-otto minuti in tutto, per accendere i titoli sul giallo dell'estate e per ridestare le paure degli abitanti che tengono una contabilità luttuosa che non aiuta. Tre delitti irrisolti in pochi mesi, un velo di paura che si diffonde, la percezione di una civiltà che non c'è più, di un tessuto urbano che si sfalda, di un equilibrio che si rompe.

«Molti – dice Luciano Tarditi, il pm chiamato a risolvere questo rebus – stabiliscono a priori un nesso fra la morte di Maria Luisa Fassi e l'omicidio del tabaccaio nel periodo di Natale. Io non indago su quel caso ma mi pare che si tenti un'assonanza facile, perché parliamo di tabaccai. Altro non c'è. O meglio, li c'è una rapina violenta, molto violenta, qui una rapina finita male».

Sembra un gioco di parole, ma il magistrato, pur con tutta la prudenza del caso, sembra voler separare due storie molti diverse, ma legate col filo di ferro dell'inquietudine che serpeggia. Criminali che non esitano a sparare da una parte, un balordo o qualcosa del genere per la morte che mette a soqquadro l'argenteria della ristorazione cittadina e piemontese.

Il Gener Neuv , il marchio di famiglia chiuso e riaperto da poco nella cornice di Eataly, è vanto e orgoglio di Asti. Ma le connessioni e le suggestioni paiono finire qui, in un'impeccabile e sontuosa galleria di piatti lunga quarant'anni. Meglio non inseguire suggestioni che volano lontano e non portano certezze. Meglio tornare a quei 7-8 minuti e allo spread che c'è fra la ferocia messa in mostra e la mancanza di appigli su una parete liscia come un'esistenza felice, due genitori cosi importanti, un marito affiatato, due figli senza problemi, la frequentazione della parrocchia del Tanaro e come ultimo diversivo, la parola trasgressione suonerebbe ridicola e anche offensiva, la partecipazione col consorte, al concerto dell'inossidabile Paolo Conte.

E allora l'ipotesi che si riaffaccia è quella del tossico, se vogliamo del soggetto debole cui ha fatto riferimento il padre Piero, insomma qualcuno che ogni tanto entrava nel locale e infastidiva Maria Luisa per racimolare qualcosa. Un rapinatore improvvisato, il contrario di un professionista, qualcuno cui sarebbe sfuggita di mano la situazione. A meno che no si voglia parlare di un rancore luciferino per chissà quale inconfessabile movente. Ma è un ragionamento troppo grande per una storia cosi stretta, cosi misera, cosi inaccettabile. Ci sono sessanta ore di telecamere da guardare, molti testimoni potenziali da ascoltare.

E un'impronta cui i carabinieri del colonnello Fabio Federici danno una certa importanza. Oggi ci sarà anche l'autopsia. «Superata senza una svolta la primissima fase – ammette Tarditi – c'è sempre molto lavoro da fare». Il mistero senza giallo si fa sempre più complicato.

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