Bisesto funesto, ma con finale dolce. Il 2020 regala una soddisfazione o per usare le sue parole «la fine di un incubo» - all'ex ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo. Assolta, come tutti gli altri suoi coimputati, dalle accuse di associazione a delinquere finalizzata alla concussione e corruzione elettorale e abuso d'ufficio per l'inchiesta sulla presunta gestione «personalistica» della Asl di Benevento. L'indagine era nata da una conversazione privata registrata di nascosto nella masseria di famiglia dell'ex esponente di Forza Italia e di Ncd, dirottata ai magistrati (e a un quotidiano) da Felice Pisapia, direttore amministrativo dell'Asl che era stato appena licenziato. Una conversazione nella quale l'ex politica e alcuni suoi collaboratori parlavano di pressioni sul Dg della Asl sannita per effettuare controlli su un nosocomio convenzionato, ed emergeva un possibile interesse per la gestione di un punto di ristoro assegnata a un parente dell'ex ministra. Al di là dei toni coloriti e sopra le righe, per le stesse fiamme gialle nell'informativa su quell'audio «rubato» non emergeva nulla di penalmente rilevante. Ma la carriera politica della De Girolamo da quel giorno prese una parabola imprevista: il 26 gennaio 2014 arrivarono le dimissioni da ministro, e il gip al quale la procura aveva chiesto l'archiviazione decise per l'imputazione coatta, disegnando la De Girolamo come dominus di un «direttorio politico-partitico». «Mai, mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa ai danni della Asl di Benevento», si difese in Aula l'ex parlamentare, ma intanto il nuovo corso dell'indagine aveva preso a marciare, lenta ma inesorabile. A ottobre scorso la richiesta del pm Assunta Tillo: condanne per tutti, per l'ex ministro otto anni e 3 mesi. Ieri il tribunale di Benevento ha spazzato via anni di teoremi accusatori. Assolvendo la De Girolamo e i suoi coimputati «perché il fatto non sussiste». E lei, fuori dal tribunale, mascherina zebrata sul viso, può esultare. «Finisce un incubo durato sette anni. Mi sono dimessa da ministro senza mai essere indagata, ho avuto grandissime sofferenze, ma mi sono sempre difesa nel processo e mai dal processo. Ho sempre avuto paura non della magistratura ma delle persone cattive che purtroppo popolano alcuni ambienti, soprattutto quelli politici da cui io vengo. Oggi ha vinto la giustizia e questo collegio di donne mi restituisce una grande forza, una grande fiducia».
La moglie del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia spiega poi di voler continuare nella sua nuova carriera televisiva, ma non chiude la porta a un ritorno in politica: «Questo lo vedremo conclude - sicuramente farò delle battaglie». Commenta l'assoluzione la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «È una notizia bellissima che pone fine a un lungo e immeritato incubo».
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