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Il caso Ronzulli agita Fi. L'ok di Tajani, il no di Gelmini

Polemiche sulla nomina della senatrice in Lombardia. Salini non ci sta. Il ministro: "È incomprensibile"

Il caso Ronzulli agita Fi. L'ok di Tajani, il no di Gelmini

Un caso agita la navigazione di Forza Italia. A quattro settimane dalle elezioni amministrative, e a meno di un anno dal voto regionale, gli azzurri si trovano inaspettatamente alle prese con una questione lombarda.

Il deputato europeo Massimiliano Salini da due giorni non riveste più l'ambito incarico di coordinatore regionale del movimento - affidato alla senatrice Licia Ronzulli - e ieri dicendosi «sorpreso e amareggiato» ha fatto sapere di aver rifiutato la nomina a «Responsabile per i rapporti con le associazioni imprenditoriali e gli imprenditori», ritenendo che la sua «rimozione» non sia stata accompagnata da «alcuna motivazione plausibile».

Il caso è sorto nei due giorni precedenti e coinvolge anche Mariastella Gelmini, ministro per gli affari regionali che ha preceduto Salini come coordinatrice lombarda e poi lo ha sostenuto al momento della «successione» (che risale a tre anni fa esatti).

Secondo le ricostruzioni, venerdì Salini ha ricevuto dal presidente del partito, Silvio Berlusconi, la telefonata che gli ha prospettato l'avvicendamento, un passo considerato politicamente maturo da più parti. Il giorno successivo, sabato, la decisione è diventata ufficiale, comunicata in serata con una nota che, ringraziando Salini con parole lusinghiere, annunciava il nuovo incarico pronto per lui («sarà chiamato a facilitare le relazioni con i rappresentanti del sistema produttivo italiano) e anche la scelta e la nomina del nuovo commissario lombardo: Licia Ronzulli.

Ieri il coordinatore nazionale Antonio Tajani si è congratulato con la nuova commissaria ed ecumenicamente ha ringraziato Salini per il lavoro svolto. «Attorno alla figura del nostro leader - ha detto - Fi unita continuerà a crescere». La nomina ha suscitato subito le prime reazioni favorevoli di esponenti lombardi. Dal capogruppo regionale Gianluca Comazzi al vice capogruppo Matteo Perego, dal deputato pavese Alessandro Cattaneo al brianzolo Andrea Mandelli.

Ma nel frattempo era emerso, in modo anche rocambolesco, il forte malumore della ministra Gelmini, «captato» da un cronista del «Foglio» durante una concitata conversazione con Antonio Tajani a Sorrento, a margine della convention sul Mezzogiorno. Delusa per la decisione, interpretata come una sorta di sgarbo, Gelmini chiedeva spiegazioni al coordinatore azzurro, lamentandosi per una presunta ostilità maturata nei suoi confronti.

Ieri Gelmini ha confermato che considera «incomprensibile la destituzione, senza alcuna spiegazione, di un coordinatore regionale il giorno prima della presentazione delle liste di Monza e a poche settimane dal voto». Inoltre, ha aggiunto anche che Salini «stava lavorando bene» e «aveva rilanciato il partito», ricordando come l'eurodeputato cremonese sia «un moderato» e «un uomo vicino alle imprese». Infine ha sottolineato come la decisione sia stata presa già da qualche giorno, come dire che la protesta rivolta a Tajani, «origliata» e riportata, non è stata la causa ma l'effetto della decisione.

D'altra parte, ieri Ronzulli ha chiarito di aver saputo solo sabato della decisione: «Sono un soldato nelle mani del presidente Berlusconi - ha spiegato - Mi ha chiamato ieri (sabato, ndr) sera e, da figlia dell'Arma, ho risposto: presente!». «Adesso - ha aggiunto - è il momento di rimboccarsi le maniche, abbiamo una campagna elettorale da portare avanti per le prossime elezioni amministrative e ce ne attende una ancora più importante in vista delle politiche».

E i presidenti dei gruppi azzurri di Camera e Senato, Paolo Barelli e Anna Maria Bernini, non le hanno fatto mancare il loro augurio di buon lavoro.

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