Caso Ruby, quelle finte lettere per spillare soldi

Le missive che incastrerebbero l'ex premier? Mai spedite e mai ricevute

Caso Ruby, quelle finte lettere per spillare soldi

MilanoOttocentomila euro, forse novecentomila. Un sacco di soldi. Ma molti meno di quei cinque, sei, sette milioni che secondo la Procura costituiscono il prezzo delle bugie di Ruby per salvare Silvio Berlusconi. Analizzando le carte dell'inchiesta depositate nei giorni scorsi, e depurate dalle chiacchiere e dalle millanterie, o da ipotesi investigative per ora non supportate da rogatorie e risultati, il conto finale degli «aiuti» ricevuti da Kharima el Mahroug si abbassa parecchio: alla fine lei, la protagonista eponima dello scandalo, incassa meno di alcune delle comprimarie. Ma non è il solo dettaglio curioso che emerge da una lettura bipartisan delle carte dell'indagine per corruzione giudiziaria e falsa testimonianza chiusa dalla Procura di Milano. Se l'insistenza e a volte l'arroganza con cui le «Olgettine» si rivolgono al Cavaliere fa un certo effetto, si scopre che nel momento cruciale Berlusconi rispedisce al mittente le richieste: soprattutto quelle che nella ricostruzione dei pm potrebbero avere le conseguenze peggiori. Come quelle di Luca Risso, ex fidanzato di Ruby e padre di sua figlia, instancabile cacciatore di soldi, e protagonista di una specie di assedio ai cancelli di Arcore.

La lettera di Risso a Berlusconi è dell'ottobre 2014, ed è uno dei piatti forti delle carte depositate. È rimasta nel computer di Risso, e qui è stata sequestrata dalla polizia giudiziaria. Sono quattro pagine in cui Risso rivendica i suoi servigi con tono tra il complice e il minatorio, «come ben ricorderà mi sono messo a sua disposizione per qualsiasi cosa», «ora spero che Lei si ricordi di quello che mi promise», «non capisco perché lei ora si stia negando e mi stia trattando in questo modo». E pretende soldi per chiudere un affare immobiliare che a suo dire Berlusconi gli avrebbe promesso di finanziare, «lei mi disse che mi avrebbe aiutato comprandomi al doppio del valore, tramite un suo amico in Argentina, gli immobili che avrei comprato in Messico». Roba forte, insomma. Peccato che quella lettera al Cavaliere non sia mai arrivata. Dopo avere bombardato invano di chiamate la villa di Arcore, Risso scrive la missiva, e la consegna all'avvocato Luca Giuliante. Che però la butta nel cestino. E quando Giuliante riferisce l'accaduto a Berlusconi, si sente rispondere dall'ex premier: «Dì a quel signore che non lo voglio più vedere e che faccia quello che vuole». Una risposta quantomeno incauta, se davvero Risso custodiva la verità sul ruolo di Ruby nelle serate del bunga bunga . Ma a quanto pare Berlusconi non se ne preoccupa più di tanto.

Mentre invece, curiosamente, Berlusconi sembra subire (anche se qualche volta brontolando, «io a queste, appena posso, le butto in strada») le pretese delle altre ospiti delle sue feste, quelle che - essendo da tempo maggiorenni e vaccinate all'epoca dei fatti - non avrebbero potuto rivelare contro di lui nulla di penalmente rilevante: ed eppure minacciano sfracelli, «domani butto giù il cancello di Arcore comunque, vado a rubargli una macchina al vecchio», scrive in un messaggio Barbara Guerra, showgirl.

Pretese, lamentele, aspirazioni di cui le ragazze hanno spesso cura di lasciare traccia in mail, messaggi e altro, come essere sicure che prima o poi vengano intercettate. O addirittura in un diario come quello cui Iris Berardi confida «non mi sono fatta mancare nulla: droga, alcol, orge ad Arcore».

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