Caso La Russa, i pm prudenti. Scartate le chat con il padre

La Procura non vuole alzare polveroni, sequestrato il telefono del ragazzo ma non la sim intestata a Ignazio

Caso La Russa, i pm prudenti. Scartate le chat con il padre
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Prudenza. Anzi, precisione chirurgica, senza alzare inutili polveroni, come è nello stile del procuratore di Milano Marcello Viola. Dunque sì al sequestro del telefonino di Leonardo Apache La Russa, ma no a quello della sim che riporta il nome del padre, il presidente del Senato Ignazio La Russa. Ed oscuramento totale delle chat e dei messaggi scambiati fra padre e figlio.

Gli esperti dicono che gli accertamenti possono subire qualche rallentamento e forse si complicherà un po' il lavoro degli investigatori, ma alla fine i dati che servono salteranno comunque fuori. Se poi dovessero entrare in gioco i tabulati, i pm di Milano, che indagano sulla presunta violenza sessuale subita da una ragazza ventiduenne la notte fra il 18 e il 19 maggio, chiederanno l'ok alla Giunta del Senato. Una procedura, come dire, dalle immediate ricadute politiche che i magistrati in questo momento escludono, anzi una mossa fuori dall'orizzonte.

Per ora, con pazienza va avanti il girotondo di interrogatori delle persone che possono aiutare a ricostruire quelle drammatiche ore: l'incontro fra i due giovani nella discoteca Apophis di Milano, l'eventuale assunzione di droghe e soprattutto lo stato di possibile alterazione di lei. In un procedimento per violenza sessuale con questo copione, sfumature e dettagli sono decisivi. Lei racconta di essersi svegliata nuda nel letto a fianco del giovane nella casa milanese di La Russa e lui le avrebbe detto di aver avuto un rapporto sessuale. Anzi, forse ci sarebbe stato un rapporto pure con un altro ragazzo, un dj cui si prova a dare un nome.

La ragazza era consenziente? Una domanda insidiosa: se l'ex compagna di scuola aveva perso lucidità e forza di volontà, questo può diventare un elemento pesante di accusa contro l'uomo che ha approfittato della debolezza della partner. Ma era davvero cosi? La presunta vittima racconta di aver assunto cocaina nelle ore precedenti. In questa situazione anche mezzo bicchiere di vino potrebbe aver compromesso il sempre più faticoso equilibrio interiore della ragazza. O, peggio, si deve immaginare che Leonardo abbia sciolto nel bicchiere di lei qualche sostanza per far crollare le difese della possibile preda: un'ipotesi pesantissima che, almeno finora, non ha trovato alcun riscontro. Nessuno fra le persone che hanno incrociato i due ha notato Leonardo Apache armeggiare intorno al bicchiere di lei, preparandole la trappola. Resta il dato narrato da un'amica: la giovane perse il controllo di se dopo aver bevuto qualcosa offertole da Leonardo Apache. Intanto si lavora sul telefonino, già restituito: finite le operazioni di recupero, seguite da un consulente dell'indagato anche per escludere le conversazioni costituzionalmente protette con il padre, si leggeranno messaggi e whatsapp per cercare altri appigli nella scivolosissima serata conclusa con l'approccio sessuale. Fra queste, la chiamata su Instagram il giorno dopo, rimasta senza risposta perché lei aveva paura.

Per ora, la parte più importante è quella delle dichiarazioni dei diversi possibili testimoni che possono offrire alla procura sensazioni e dialoghi di quei momenti sfocati. Insomma, l'inchiesta diventa in qualche modo un viaggio nella psiche di due ragazzi, con le loro fragilità. Un contesto complesso.

E alla fine si deve capire se La Russa abbia percepito la vulnerabilità della partner.

Tutte le ipotesi, almeno per ora, restano in piedi.

Qui non ci sono video, come nel caso Grillo, a mostrare gli sguardi dei protagonisti e cogliere le loro volontà. Difficile immaginare un colpo di scena, ma gli investigatori sperano, un passo alla volta, di diradare la nebbia.

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