Il caso Sarti insabbiato? L'espulsione è un giallo

Vittima di "porno vendetta", la deputata grillina è sparita dai radar. Ora potrebbe essere "salvata"

Il caso Sarti insabbiato? L'espulsione è un giallo

Chi l'ha sentita, negli ultimi giorni, la descrive «silenziosa, molto stanca, ma desiderosa comunque di rimanere nel M5s». E, di fatto, Giulia Sarti non è stata ancora espulsa. Nonostante i proclami di Luigi Di Maio che, ormai più di un mese fa, diceva senza mezzi termini: «Giulia Sarti si è dimessa dalla presidenza della Commissione Giustizia e si è autosospesa. Ora il Movimento dovrà decidere l'espulsione, che credo doverosa». Una dichiarazione fatta per stoppare sul nascere le polemiche sui mancati rimborsi della deputata romagnola, subito dopo l'archiviazione della Procura di Rimini per Bogdan Andrea Tibusche, ex fidanzato ed ex collaboratore della pentastellata, da lei accusato di appropriazione indebita per i versamenti non effettuati al fondo per il microcredito alle piccole e medie imprese.

Poi è cominciato il passaparola pruriginoso, tra giornalisti e parlamentari, delle foto osè della Sarti, hackerate per la prima volta nel 2013 e tornate in circolo all'indomani del provvedimento di archiviazione per Bogdan. Nella vicenda, definita «delicata» dentro il Movimento, l'imbroglio sulle restituzioni si interseca con il ricatto hard e con una serie di rivelazioni snocciolate poco alla volta dall'informatico di origini rumene davanti ai microfoni delle Iene. Prima tra tutte l'installazione di un impianto di videosorveglianza h24 all'interno dell'appartamento romano dell'ex presidente della Commissione Giustizia della Camera. Con essa, il timore diffuso tra i pentastellati che qualcuno sia stato filmato e registrato dentro la casa anche mentre parlava di politica. A fare da sfondo, una serie di lotte intestine nel M5s in Emilia-Romagna, da dove, secondo più fonti, tutto sarebbe partito sei anni fa.

Osservando i movimenti della Sarti, però, traspare la voglia di non abbandonare i Cinque Stelle. Dopo qualche giorno di assenza, immediatamente dopo l'archiviazione di Bogdan, la deputata è tornata a frequentare Montecitorio. Addirittura ha partecipato al voto per la sua sostituzione al vertice della Commissione Giustizia dove si è insediata l'altra grillina Francesca Businarolo. E ha fatto discutere il suo voto contrario all'emendamento al «Codice Rosso» sul Revenge porn. Secondo chi la conosce, anche la concitata smentita della ricostruzione fornita al Corriere della Sera dall'ex consigliere regionale grillino in Emilia Romagna Giovanni Favia, potrebbe rientrare in una strategia volta a non dichiarare guerra ai vertici del Movimento. La Sarti aveva così contraddetto le parole del suo ex amico Favia: «Per evitare che si alimentino ulteriori assurdità, chiariamo una volta per tutte: Max Bugani e il M5s non c'entrano nulla con l'hackeraggio che ho subito nel 2013. Sul resto delle dichiarazioni di Giovanni Favia al Corsera, mi astengo dal commentare ricostruzioni prive di senso».

E infatti la cacciata non c'è stata. I componenti del collegio dei probiviri sono concentrati sulla figura di Bogdan Tibusche, esprimono dubbi sull'affidabilità del tecnico informatico proprietario della web tv SocialTv Network.

Anche se parte dello stato maggiore propende per una rapida epurazione. Nel frattempo, sono congelate le espulsioni delle senatrici Paola Nugnes ed Elena Fattori. I probiviri hanno sospeso l'esame delle loro posizioni per «concentrarsi sul caso Sarti».

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