
I due indici che allungano orizzontalmente le palpebre per stringerle il più possibile. Chi non conosce lo stereotipo degli occhi a mandorla? E chi l'avrebbe mai detto che - per continuare con gli stereotipi - l'ultimo devastante attacco al politicamente corretto sarebbe arrivato dalla pacifica svizzera? La vicenda ormai è nota: parliamo dello spot della Swatch in cui un modello con al polso un orologio compie il famigerato gesto scatenando l'ira degli asiatici per l'insulto razzista. L'azienda elvetica si scusa in tutte le salse, soprattutto in quella cinese, rimuove la pubblicità, rischia di subire il boicottaggio dei suoi prodotti e il titolo crolla nel mercato asiatico. Il genio del marketing che ha partorito la campagna pubblicitaria si era dimenticato che Pechino fosse il primo bacino di vendite, ma che volete che sia. Tuttavia qui il punto non è tanto l'errore di comunicazione quanto l'interrogarsi sui confini della libertà d'espressione. Ovvero la spirale pericolosa per cui per inseguire un politicamente corretto dai tratti talebani si finisce per prestare il fianco a un paese che non è proprio il principe della democrazia e del rispetto dei diritti umani. Non è la prima volta che la suscettibilità del Dragone raggiunge vette elevate. Nel 2018 uno spot Dolce & Gabbana mostrava una modella cinese intenta a mangiare pizza e spaghetti con le bacchette. Apriti cielo. Sabotaggio del brand e cancellazione di una sfilata a Shanghai. Ikea aveva osato mandare in onda una réclame di 30 secondi in cui una madre cinese diceva a sua figlia: "Non chiamarmi mamma finché non mi porterai a casa un fidanzato". E via con le accuse di sessismo. Versace, Coach e Givenchy sono finite nel mirino per alcune magliette che etichettavano città come "Hong Kong" e "Macao" separate dalla Cina: affronto alla sovranità nazionale e scuse a profusione. Nel 2021 Dior pubblicava una foto di una pin-up asiatica con occhi scuri e trucco marcato. Troppo "occidentalizzata e degradante" della bellezza cinese. Insomma, va bene rispettare le altre culture, ancor di più se si tratta di uno dei paesi il cui sviluppo corre a ritmi vertiginosi e il cui bacino di consumatori rappresenta un lingotto d'oro per molte aziende europee, ma è indubbio che la sensibilità di Pechino non ha mai risparmiato niente e nessuno.
Ma non dite al regime che una delle ultime mode cinesi che si sta diffondendo anche in Italia è quella della blefaroplastica, cioè trasformare gli occhi da a mandorla a occidentali. Non sia mai che si chieda di pagare dazio anche a loro.