La Cassazione fa politica. E "grazia" un criminale

Sospesa l'espulsione di un senegalese irregolare pregiudicato per tentato omicidio. Attacco al governo

La Cassazione fa politica. E "grazia" un criminale
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Quarantotto ore di tempo, appena due giorni per capire se il clandestino da liberare è un innocuo profugo o un pericolo per la collettività: questo era lo spazio di tempo, decisamente ristretto, che la legge varata nel marzo scorso dal governo Meloni concedeva ai questori per valutare la figura degli irregolari finiti nei centri di accoglienza. Ora arriva la Cassazione, e dice che non si può: chiunque sia il clandestino, anche se ha accumulato condanne e denunce di ogni tipo, trattenerlo anche solo per due giorni è una violazione inaccettabile della convenzione per i diritti dell'uomo. E così si chiede alla Corte Costituzionale di abrogare la norma che dalla primavera scorsa concedeva alle autorità di polizia questa possibilità.

È un nuovo attacco frontale alla linea del governo in tema di immigrazione quello che arriva dalla Cassazione con l'ordinanza depositata il 4 settembre con cui accoglie e fa sue le tesi di Mohamed Ndaye, un senegalese 32enne che dal lontano 2016 era stato colpito da un procedimento di espulsione. L'uomo si era ben guardato dall'abbandonare l'Italia e solo all'inizio di quest'anno era stato bloccato, trasferito nel Cpr di Bari e da lì a Gjader, in Albania, nel centro di detenzione provvisorio aperto in base agli accordi tra il governo di Giorgia Meloni e le autorità albanesi, visto che le sue richieste di asilo erano state tutte respinte anche sulla base dei suoi precedenti penali. Ma la magistratura romana il 4 luglio - con uno dei provvedimenti fotocopia con cui ha contestato la legittimità dei Cpr impiantati in Albania - lo ha fatto riportare in Italia, sostenendo già allora la incostituzionalità della norma. Il 5 luglio, prima che Ndaye venisse liberato, il questore di Roma ne ha ordinato di nuovo il trattenimento in un centro. Ma per la Cassazione quelle ore trascorse tra il "salvataggio" da parte del tribunale e il nuovo decreto del questore sono una ferita inaccettabile ai diritti costituzionali di Ndaye. Così la palla viene trasmessa alla Corte Costituzionale che, se dovesse accogliere le tesi della Cassazione, aprirebbe ampi varchi alle chance di ritornare in circolazione per un numero incalcolabile di irregolari con precedenti penali di rilievo.

L'elenco dei reati commessi da Ndaye è cospicuo. Nel provvedimento del questore che disponeva il suo trattenimento si legge che la decisione è stata presa "in ragione della sussistenza di profili di pericolosità per l'ordine e la sicurezza" dimostrati "oltre che dalla condanna per tentato omicidio risalente al 2006 anche precedenti per reati di resistenza a pubblico ufficiale e un cumulo di pene per reato continuato di produzione e traffico di sostanze stupefacenti nonché di furto". Un curriculum "idoneo a suffragare la tesi di una radicata attitudine dello straniero a contravvenire alla legge e a tenere condotte atte a costituire sicuro pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica". Ciò nonostante, il suo decreto di trattenimento era stato annullato dalla Corte d'appello di Roma. Proprio per fare fronte a situazioni di questo tipo, il 28 marzo scorso il governo Meloni aveva varato la legge che - modificando la normativa dell'epoca Renzi - dava una breve finestra di tempo alle questure per emanare nuovi decreti di fermo, evitando che, una volta liberati, i clandestini pregiudicati spariscano. Ma ora la Cassazione accusa la norma di essere "in patente violazione dei principi costituzionali", con una serie di motivazioni tra cui brilla quella più elastica di tutte: avere violato "il principio della ragionevolezza".

Commenta Sara Kelany, deputata di Fratelli d'Italia; "questa ordinanza della Cassazione si iscrive nel solco delle pronunce ideologiche che tentano di sovvertire le politiche migratorie del governo Meloni. È doveroso però che i cittadini sappiano chi sono i soggetti che i tribunali italiani vorrebbero rimettere a piede libero".

Per il momento, comunque, Ndaye non verrà liberato.

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