Cassino, i legali del papà "Voleva collaborare e si diceva innocente"

Il preside rivela: scelta del tema non casuale E chiede di rispettare la vita della studentessa

Cassino, i legali del papà "Voleva collaborare e si diceva innocente"

Tiziana Paolocci

La sua vita è cambiata per sempre, dal giorno della prima violenza. Ma ora, se possibile, è anche peggio, perché a 14 anni sentirsi responsabili della morte del padre, anche il più cattivo, è devastante almeno quanto avere i riflettori puntati addosso, in un paese dove si sa tutto di tutti.

Sta vivendo un nuovo incubo la studentessa di Cassino, che dopo aver trovato il coraggio di denunciare in un tema gli abusi subiti dal genitore, ha scoperto mentre era in classe che l'uomo si era impiccato alle grate della chiesa di San Tommaso d'Aquino, a Roccasecca. Ieri pomeriggio sul corpo del cinquantatreenne, agente di polizia penitenziaria, si è svolto l'esame autoptico e nelle prossime ore verrà stabilito quando e dove quando si terranno i funerali. «L'avevo sentito l'ultima volta pochi giorni fa - ha spiegato l'avvocato Domenico Di Tano - avevamo parlato dell'eventuale nomina di un consulente di parte in vista dell'imminente incidente probatorio. C'era tutta la volontà di collaborare con la magistratura e dimostrare la sua innocenza». Anche la moglie, sconvolta dalla morte, ha cercato di difenderlo. «Quello che avete detto l'ha portato a questo - ha replicato piangendo, rivolta ai giornalisti - Non si sapeva ancora se era vero».

Ma nel provvedimento del Gip di Cassino, che aveva disposto l'allontanamento del genitore dalla casa di famiglia e la misura del braccialetto elettronico, si evince che la donna era conscia del pericolo, tanto che aveva intimato alla figlia di «non rimanere in casa da sola con il padre». Il professore d'italiano aveva dato quel tema proprio sospettando che l'alunna fosse tormentata da qualcosa. «Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai mai avuto il coraggio di dirle», è stata la traccia che ha permesso alla ragazzina di aprire le porte del suo cuore e liberare quell'inferno che aveva dentro.

«La quattordicenne viveva una situazione di disagio - ha spiegato il preside al Corriere della Sera - e l'insegnante ha ritenuto opportuno lasciare anche quella traccia. Ce n'erano anche altre disponibili, ma la ragazza ha scelto quella. Evidentemente aveva qualcosa da dire». Quando il dirigente scolastico ha letto delle violenze, sette compiute quando l'uomo era solo con la figlia, ha parlato con la madre dell'alunna, che gli ha confermato approcci avuti in passato dal marito anche con la primogenita. Così si è rivolto alle autorità competenti. «Il mio è stato l'atto dovuto - ha detto -. Ma la notizia degli abusi sessuali doveva proprio uscire sui giornali? E non c'era un modo per proteggere il padre? Forse il magistrato avrebbe fatto bene ad adottare un provvedimento restrittivo, in carcere o ai domiciliari, in attesa dell'incidente probatorio». Il dirigente ora è preoccupato per la ragazza. «Una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissimi a livello locale - ha concluso -. Nell'ultimo mese eravamo riusciti ad assicurare normalità alla ragazza. Ora è sovraesposta».

«Moglie e figlie sono sotto choc - ha detto invece l'avvocato Emanuele Carbone - da una parte c'è rabbia, forse anche sollievo per la sua morte, dall'altra sono sconcertate: era pur sempre il padre. Chiedono funerali dignitosi».

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