Casta M5s: si tiene 17 milioni e paga l'affitto al suo staff

Altro che tagli ai costi della politica. Ecco quanto valgono i rimborsi al gruppo: 85 milioni alla fine della legislatura

Casta M5s: si tiene 17 milioni e paga l'affitto al suo staff

Sui privilegi della politica «questo governo intende agire con risolutezza», ha avvertito nel suo discorso per la fiducia al Senato il premier Giuseppe Conte.

Marcando le sillabe di quella parola, risolutezza, divenuta la bandiera di un metodo con cui il M5s promette di aprire la scatoletta di tonno del Parlamento e di tagliare tutto ciò che abbia il sapore di «casta».

A patto che non si tocchi quella del gruppo pentastellato in Parlamento e dei suoi dipendenti, in affitto nella Capitale grazie ai fondi erogati dal Senato. Conte ha poi enunciato l'elenco preciso dei bersagli grilini: «vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei dipendenti degli organi costituzionali, assegni superiori a cinque mila euro», conditi da «risparmi in tutte le sedi possibili».

Una lista in cui non compare però la grande torta da cui si abbuffano i gruppi parlamentari, compreso quello dei cinque stelle: si tratta in tutto di circa 50 milioni di euro che ogni anno Camera e Senato elargiscono come contributo al funzionamento dei gruppi. Se solo pochi mesi fa, Luigi Di Maio aveva messo nel mirino pure il 2xmille, a cui il Movimento non accede per la mancanza dei requisiti previsti dalla legge, non essendo un partito, neanche una parola sui fondi statali che dopo l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti - sostentano le formazioni politiche compreso il M5s.

Una bella fetta toccherà ora proprio a quest'ultimo, che con il boom di eletti del 4 marzo, 331, vede crescere l'assegno che gli spetta di ben 11 milioni di euro rispetto alla legislatura precedente, per un totale di 17 milioni all'anno tra Camera e Senato.

Se la legislatura arrivasse al suo termine naturale, significherebbe incassare la bellezza di 85 milioni: infatti ogni senatore porta in dote al proprio gruppo un tesoretto annuo di 59.383 euro e un deputato pari a 47.856. Si tratta di soldi che si aggiungono agli stipendi e alle indennità dei parlamentari grillini, che ne restituiscono una quota come fatto finora al fondo per il Microcredito. A tutto il resto delle spese, infatti, ci pensa il Parlamento. La pioggia di milioni serve a coprire i costi sostenuti dai gruppi per il loro funzionamento, per il personale, per la comunicazione, l'editoria, acquisto di beni funzionali alla missione parlamentare. Nel 2016, il M5s ha ricevuto complessivamente da Camera e Senato quasi 6 milioni di euro: a Montecitorio, per esempio, la maggior parte delle risorse, l'80 per cento del totale, è servita a remunerare i 49 dipendenti.

Il resto è stato speso in iniziative politiche e convegni come, ironia della sorte, quello tenutosi nel gennaio 2016, «Se non fosse NATO»: di fatto un megafono della linea critica sull'alleanza atlantica ora invece smentita dal premier Conte.

Più o meno le stesse cifre il Movimento le ha ottenute nel 2017: al Senato oltre a 1,9 milioni di euro spesi per il personale e 296mila euro per i compensi dei professionisti, 92mila euro sono serviti a coprire l'affitto di due appartamenti per due collaboratori dell'ufficio comunicazione «con residenza fuori sede e in servizio a Roma». Un'opzione definita nel rendiconto finanziario «più conveniente rispetto al rimborso delle spese». E cassa ci è rimasto comunque un milione 495mila euro, depositato su un conto aperto in Bnl.

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