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Cattedra a Caruso: chiamò Biagi "assassino"

Incarico al no global che insultò il giuslavoratista ucciso, è bufera. E la sinistra lo difende

Cattedra a Caruso: chiamò Biagi "assassino"

Catanzaro - Un sovversivo in cattedra. Ma è di sinistra. E la sinistra lo difende. Francesco Caruso non ha perso i compagni di un tempo. Quegli stessi che nel 2006, durante la campagna elettorale che avrebbe portato al governo il Prodi dell'Ulivo bis, magari aggrottavano un po' le sopracciglia quando lui, leader dei no global, teorizzava che no, «la sovversione non è un diritto: è un dovere». E per dovere lo fecero entrare in Parlamento, deputato del Prc. Come allora, Caruso s'è ritrovato in buona compagnia quando qualche giorno fa l'università di Catanzaro gli ha conferito l'insegnamento in Sociologia dell'ambiente e del territorio. Alla notizia il presidente del consiglio comunale catanzarese, Ivan Cardamone, ha avuto un sussulto: « Nulla quaestio sulle competenze, ma l'opportunità della scelta non convince». E via ai ricordi: Caruso che - prima di smentire - il 13 novembre 2006 confessa di piantare marijuana a Montecitorio. Caruso che qualche settimana più tardi si scaglia contro la Polizia: «Carica come negli anni '50. Manganella nel mucchio». Caruso che nell'agosto del 2007 si scaglia contro gli «assassini Tiziano Treu e Marco Biagi (il giuslavorista ucciso dalle nuove Br nel 2002): le loro leggi hanno armato le mani dei padroni».

Parole affilate come lame. «Può bastare un prestigioso curriculum a cancellarle?», si sono chiesti i poliziotti del Sap. Duro il Coisp: «No ai cattivi maestri. Siamo pronti a manifestazioni di dissenso davanti all'università». In imbarazzo persino i vertici dell'associazione nazionale sociologi, tanto da auspicare nelle designazioni accademiche «il rispetto di criteri che promuovano, ad un tempo, la cultura e l'esempio». A conforto dei dubbi, in molti hanno richiamato pure i trascorsi giudiziari del neo professore. Condannato in primo grado per rapina nel 1999 e poi per danneggiamento nel 2007, ma in entrambi i casi assolto con sentenze definitive e uscito indenne (per il maturare della prescrizione) anche dall'inchiesta aperta nel 2001 dalla Procura di Cosenza sulla galassia no global.

Per tutti la risposta è arrivata a stretto giro di posta. «Sono sconcertato», ha fatto sapere Caruso, irridendo «i Cardamone di turno, che pretendono di verificare il curriculum politico anche dell'ultimo usciere del comune», e i sindacati di polizia: «Un tempo i docenti universitari erano tenuti a giurare fedeltà alla patria ed al regime fascista. Fortunatamente, viviamo in un'altra epoca». In suo aiuto è giunto anche il soccorso rosso. Con toni da strage parigina. «Stop al fanatismo politico di chi intende ergersi a paladino del giusto», ha tuonato Sel. «Si tratta di attacchi che manifestano chiusura culturale», s'è schierata la Cgil. «Democrazia in pericolo: intervengano questore, capo della polizia e ministro degli interni», ha lanciato l'allarme Paolo Ferrero, segretario del Prc. Determinato il Pd: «Al prof critiche da Stato autoritario: la nostra è una democrazia laica». Francesco Caruso. Il est Charlie .

Tutti gli altri jihadisti cattivi: ora a sinistra va di moda così.

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