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"Il Cavaliere mi ordinò di attuare il carcere duro contro Cosa nostra"

L'ex presidente del Senato: "Mafia colpita con il 41bis reso stabile e i sequestri dei beni"

"Il Cavaliere mi ordinò di attuare il carcere duro contro Cosa nostra"

Altro che obbedire alle richieste del «papello» di Riina, prima tra tutte quella sull'abolizione del 41 bis, il carcere duro. Altro che avere favorito la mafia con i provvedimenti del governo, come accusa il pm Di Matteo. Renato Schifani, oggi senatore di Forza Italia ma in passato capogruppo e presidente del Senato azzurro, non ci sta. E ricorda, dal 41 bis reso definitivo dal centrodestra alle norme sui sequestri dei beni ai mafiosi. Tutte leggi promosse da Berlusconi.

Senatore Schifani, si aspettava che il pm Di Matteo coinvolgesse Berlusconi nella trattativa Stato-mafia?

«Lo ritengo strumentale sotto il profilo politico e mediatico. Tra l'altro Berlusconi non è stato mai imputato né indagato in questo processo. Ed inoltre la sentenza Dell'Utri, definitiva, esclude ogni rapporto di Berlusconi e di Forza Italia con la mafia. Il pm Di Matteo, assiduo frequentatore di convegni Cinque stelle, si è lasciato andare a dichiarazioni più politiche che giudiziarie. Dando per scontata la colpevolezza di pezzi dello Stato e di Dell'Utri il pm dimentica che i livelli di giudizio sono tre e che quindi nessuna responsabilità penale è ancora acclarata definitivamente».

La condanna di Dell'Utri è pesante, pensa che potrà incidere sulla sua vicenda?

«Non è detta l'ultima parola. Attendiamo che la Cedu si pronunci sulla legittimità della sentenza definitiva di condanna, visto che il caso Dell'Utri è perfettamente assimilabile al caso Contrada, per il quale la Cedu ha stabilito che il concorso esterno non era definito giuridicamente prima del '94».

Berlusconi ha sempre rivendicato l'attività contro la mafia dei suoi governi...

«Per esperienza vissuta, ha ragione. Nel 2002, Dell'Utri era parlamentare e io capogruppo. Mi pervenne dal governo Berlusconi il ddl che prorogava di tre anni il 41 bis, il carcere duro. Sino ad allora si era andati avanti a proroghe, e queste ingeneravano aspettative nella mafia, se ne trova traccia nel papello di Riina. Mi confrontai con Berlusconi e gli chiesi se era d'accordo a trasformare quell'istituto in un modello permanente. Da lui ebbi immediato consenso e il provvedimento fu approvato, al Senato e alla Camera. Fu un passaggio delicato, ci rendevamo conto di cosa significasse per la mafia. In Berlusconi non trovai alcuna titubanza, al contrario ebbi il suo totale sostegno, soprattutto a me che ero siciliano».

Altri provvedimenti?

«L'inasprimento del sequestro dei beni. Nel 2008 abbiamo introdotto una norma più incisiva, che ci ha consentito di combattere la mafia aggredendola di più sui patrimoni. Il mafioso si vede profondamente ferito e colpito quando lo si priva dei beni. L'aggressione ai patrimoni è un'arma più efficace per indebolire il fenomeno mafioso. Il governo Berlusconi è stato coraggioso».

Come nacque?

«Era il 2008, da presidente del Senato ero intervenuto alla Festa della Polizia a Palermo. Nel mio discorso istituzionale avevo detto che ero pronto a recepire suggerimenti per il pacchetto sicurezza Maroni/Alfano. Al termine della cerimonia alcuni inquirenti mi segnalarono l'esigenza di intervenire sulla Rognoni-La Torre perché non si poteva intervenire su alcuni beni dei mafiosi, quelli ereditari e quindi legittimi in sostituzione di quelli illegittimi venduti a terzi. Chiesi un appuntamento all'allora procuratore antimafia Grasso che venne a trovarmi subito e mi disse che si poteva. Così preparai una bozza di emendamento e ne parlai con Berlusconi. Anche in questo caso, pieno via libera. Nacque così il sequestro per equivalente, che per me si chiama Silvio Berlusconi».

Grasso disse che i governi Berlusconi meritavano un premio speciale per le norme antimafia...

«Da Grasso ci dividono le idee politiche, ma fu corretto con noi, le nostre normative antimafia sono senza precedenti».

Questa sentenza è caduta nel mezzo delle trattative per il governo e qualcuno dice che ha favorito i grillini...

«Non cambia nulla. Forza Italia è orgogliosa della propria storia e del proprio leader. Di Maio ha sempre sostenuto di non volersi sedere al tavolo con Berlusconi, e quindi intende trarre dalla sentenza basso e strumentale profitto. Non ha vinto le elezioni e si è assunta la responsabilità di paralizzare il paese con i suoi giochetti da doppio forno.

Il centrodestra resta unito perché questa è stata e sarà sempre la sua forza».

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