Non sono nemmeno passate 24 ore dall'elezione e già il nuovo Cda Rai traballa. A quanto pare quattro dei sette consiglieri eletti, sarebbero pensionati e per una legge del governo Renzi sarebbero "incompatibili" con la nomina nel Cda. Si tratta di Carlo Freccero, Guelfo Guelfi, e forse anche Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzucca. Come racconta il sito dell'Unità, si tratta di un provvedimento del ministero della Pubblica amministrazione e della Semplificazione del febbraio del 2015 che chiama a un’apposita circolare che chiarisce le norme sull’applicazione degli “incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza”.
“In particolare – si legge nella norma – il divieto riguarda gli incarichi di studio e di consulenza, incarichi dirigenziali o direttivi, cariche di governo nelle amministrative e negli enti e società controllati”. La Rai non rientra in modo formale sotto l'etichetta "pubblica amministrazione". Sul piano tecnico inoltre a nominare i membri del Cda è il ministero del Tesoro, nonostante l'elezione abbia comunque un percorso parlamentare. Adesso si cerca la soluzione al problema per permettere agli eletti di prendere posto nel Cda. Un assist al governo potrebbe arrivare dalla riforma della Pubblica Amministrazione varata ieri. La riforma stabilisce come l’incarico non sia incompatibile se svolto in maniera gratuita e comunque per non più di un anno. Carlo Freccero si è già detto disponibile. E sul caso si è espresso uno dei consiglieri uscenti, Antonio Verro: “L’orientamento prevalente è quello di considerare la Rai come un soggetto disciplinato da una legge speciale. Ma già nel caso dell’allontanamento dalla direzione di Augusto Minzolini – ricorda – si applicarono le norme del pubblico impiego”. Intanto sulla vicenda è inervenuto uno dei nuovi consiglieri, Arturo Diaconale: "Lavorare gratis sarebbe possibile se ci fosse compatibilità con le altre attività che svolgo. Potrei anche fare il consigliere per puro divertimento, ma sarebbe una cosa bizzarra. È la Costituzione che impone la retribuzione per chi svolge un’attività", afferma il neoconsigliere che, in quanto pensionato, potrebbe non ricevere retribuzione e restare in carica per un solo anno, in base a quanto previsto dalla legge Madia. "Sull’eventuale scadenza dopo un anno, il problema si dovrebbe porre per tutto il cda - prosegue -. Credo che ci sia un problema di una legge che trova applicazioni singolari. Il problema
è del Parlamento, ma lo dico senza nessuna conoscenza concreta delle norme. Attendiamo di studiare la legge e di vedere le condizioni pratiche".
E in questo quadro poco chiaro, Gasparri punta il dito anche contro Rita Borioni: "Mentre non sussiste la questione dei limiti di età per quanto riguarda le scelte del Parlamento in materia di cda Rai, per qualche consigliere si pone invece seriamente l’assoluta mancanza dei requisiti previsti dalla mia legge. In particolare Rita Borioni palesemente non risponde alle condizioni minime previste dalla normativa".
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