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In Cdm il codice di condotta per sbarchi e Ong

Sarà il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell'accoglienza dopo l'arrivo

In Cdm il codice di condotta per sbarchi e Ong

Il governo Meloni punta a chiudere entro la fine dell'anno il pacchetto immigrazione.

Oggi, nel tardo pomeriggio, il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi per varare il decreto sicurezza con il codice di condotta per le Ong e norme che semplificano e velocizzano le richieste d'asilo.

La convocazione ufficiale della riunione di governo non c'è ancora. Ma ieri i tecnici al fianco del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi hanno lavorato per chiudere la bozza di decreto entro oggi e mandare il testo all'esame dell'Esecutivo.

Il punto centrale del pacchetto sicurezza sarà il codice di condotta per le Ong, le quali recuperano migranti e li sbarcano in Italia. Il provvedimento contiene un punto di grande novità: i soccorritori dovranno chiedere ai soggetti a bordo messi in salvo la manifestazione di interesse sull'eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti, in modo tale che sia il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell'accoglienza una volta avvenuto lo sbarco. Inoltre, secondo un'altra norma del codice, nel caso di intervento in area Sar, le zone di competenza individuate dai Paesi dove poter garantire il soccorso alle navi e a ogni mezzo marittimo in difficoltà, i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, verso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi.

L'obiettivo del decreto è arrivare a una distinzione tra le missioni di salvataggio e le attività di ricerca sistematica. Chi viola le norme incorrerà prima in sanzioni amministrative, poi se reitera anche in fermi amministrativi, fino alle confische delle navi da parte dei prefetti. Il codice di condotta è stato stilato mutuando il codice Minniti del 2017, ripristinando quindi le sanzioni.

Il secondo pilastro del decreto sicurezza è la velocizzazione delle procedure di richiesta, concessione o diniego dell'asilo politico. L'esecutivo punta a evitare lungaggini che consentano una permanenza sul territorio italiano a soggetti in attesa del rilascio dell'asilo politico. Di conseguenza chi non né avrà titolo sarà rimpatriato.

Su questo punto il governo dovrà lavorare sugli accordi bilaterali con i Paesi dell'Africa.

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