Roma - Duello continuo, con giallo. La scadenza elettorale è dietro l'angolo. E così i leader della maggioranza spingono per scagliare le ultime frecce e giocarsi le ultime carte prima del verdetto popolare. Matteo Salvini da una parte continua a spingere per il decreto sicurezza bis. Luigi Di Maio, dall'altra, cerca consensi attraverso il decreto famiglia. Nel frattempo ieri all'assemblea di Confagricoltura i due vicepremier non si sfiorano nemmeno. Il responsabile del Mise arriva per primo, fa il suo intervento, poi lascia la sala mentre Salvini dichiara a margine ai cronisti.
Il nodo più intricato è rappresentato dal Consiglio dei ministri, inizialmente previsto per domani. La convocazione ufficiale non è ancora arrivata (i due leader e gli altri ministri stanno comunque tenendo uno spazio libero in agenda). Il motivo sta soprattutto nello scontro sulle competenze. Il decreto Sicurezza bis andrebbe a rafforzare le competenze del Viminale in tema di contrasto all'immigrazione irregolare. Un disegno contestato dai grillini che negano anche il carattere di necessità e urgenza del provvedimento.
«Mi auguro che lunedì ci sia il Consiglio» dice Luigi Di Maio. «Io come ministro del Lavoro devo portare urgentemente un decreto per avviare il processo per recuperare un miliardo di euro avanzato dal reddito di cittadinanza e spostarlo sulle famiglie che fanno figli in Italia perché questa è un emergenza. Io credo che non ci sia bisogno di scontro nel governo. Credo che si debbano rispettare le priorità. Per me è priorità il salario minimo, il decreto famiglie. Va tutto bene a patto si rispettino le priorità e non si pretenda di avere indagati per corruzione nel governo. Poi per me con la Lega si va d'amore e d'accordo».
Salvini replica senza alzare troppo i toni. «Abbiamo preparato tutto, poi non convoco io il Consiglio dei Ministri. Noi siamo pronti anche a recepire eventuali, miglioramenti, suggerimenti, emendamenti. Noi il lavoro lo abbiamo fatto».
Giuseppe Conte in queste ore è impegnato a tentare una difficile mediazione. Con il premier, però nelle ultime ore non sono mancate frizioni. «Neanche il presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di far arrivare le navi con i migranti in Italia», le parole pronunciate da Salvini venerdì. Il botta e risposta polemico coinvolge, poi, altri ministri. Alfonso Bonafede, parlando con Il Fatto, avanza il sospetto che quella di Salvini sul Dl Sicurezza bis sia una «forzatura a fini elettorali». «I tecnici dei vari ministeri si stanno confrontando tranquillamente con quelli del Viminale - premette Bonafede - Se c'è l'obiettivo di approvare norme che erano state dimenticate nel precedente decreto, è comprensibile. Ciò che pare strano è che nel testo non ci sia nulla sui rimpatri, che pure sono un tema fondamentale ora». Nella Lega è Gian Marco Centinaio a ricorda a tutti che per quanto lo riguardare la pace con gli «alleati» è ben lontana. «Non posso accettare che ci sia qualcuno che va dai giornalisti a dire che mi faccio tirare la giacchetta addirittura dalla mafia. Chiedo le scuse da parte del Movimento Cinquestelle per quello che hanno detto nei miei confronti.
Non sono mai arrivate». A chi chiede se dopo le Europee i componenti della maggioranza possano tornare amici come prima, Centinaio risponde secco: «Amici come prima un cavolo, siamo colleghi. Con i miei amici vado a fare una birra».
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