Cronache

In cella ma non era colpevole: niente risarcimento

Assolto dall'accusa di stupro, il verbale era falso. Non otterrà nulla per l'ingiusta detenzione

In cella ma non era colpevole: niente risarcimento

Napoli Due settimane nella sezione «Crimini sessuali» di Poggioreale. Altri sei mesi ai domiciliari. E alla fine assolto con formula piena per «non aver commesso il fatto», perché le indagini della volante dell'Ufficio prevenzione generale della Questura erano piene di omissioni, errori, travisamenti e persino di «dimenticanze».

Lo Stato doveva disporre il risarcimento per ingiusta detenzione e così il giornalista napoletano Roberto Ruju ha avanzato richiesta. Additato all'opinione pubblica come il bruto che aveva violentato, in una fredda serata di due anni fa, una studentessa in un androne di un palazzo del capoluogo. Solo che, di fronte ad una sentenza cristallina di non colpevolezza, la Corte d'appello di Napoli ha deciso che Ruju non ha diritto ad alcun indennizzo. E questo perché, nonostante sia stato dichiarato innocente, secondo i giudici prima del suo fermo, alla vista della Polizia, si sarebbe dato a forsennata fuga nei vicoli di Napoli e solo dopo un inseguimento di un agente sarebbe stato raggiunto e bloccato. Questa fuga ha quindi ingenerato negli agenti e nei giudici, che poi convalidarono l'arresto, la legittima convinzione della sua colpevolezza. Se Ruju si fosse fermato al controllo degli agenti e avesse tranquillamente consegnato i suoi documenti, l'incubo non si sarebbe mai materializzato. Peccato che, a guardare gli atti processuali, le cose non pare siano andate affatto così. In una storia che ha letteralmente distrutto un'esistenza, la circostanza inquietante è che Ruju non sarebbe mai scappato.

Anzi, si è mostrato immediatamente collaborativo, esibendo i documenti e rispondendo alle domande. Nel verbale di fermo c'è scritto che il sospettato si «dava alla fuga», ma, codice alla mano, se non vi fosse stata questa annotazione il fermo di pg non poteva essere eseguito. In sintesi, la VIII sezione della Corte di Appello di Napoli ha attribuito rilevanza a un accadimento che non si sarebbe affatto verificato, come poi emerso a dibattimento e accertato dalla ricostruzione dei fatti eseguita dai giudici che hanno assolto Ruju. Quindi, il giornalista che per questa storia ha perso il lavoro e per le notizie dell'arresto in rete non riesce a trovarne uno nuovo è stato danneggiato dallo Stato tre volte. I poliziotti hanno detto che fuggiva, ma non era così. Il pm e il gip lo hanno tenuto agli arresti, e non lo meritava. È stato assolto, ma non potrà ricevere alcun indennizzo. Spiega l'avvocato Maurizio Lojacono, difensore del giornalista: «Proporremo immediato ricorso per Cassazione. È un provvedimento ingiusto, che non ha affatto verificato il contenuto degli atti dibattimentali, gli unici che valgono in un giusto processo. La Corte d'appello si è fermata a un verbale di fermo, che per essere legittimamente emesso doveva necessariamente presupporre la fuga di un indiziato.

Ma a dibattimento, lo stesso agente che aveva redatto quel verbale ha dovuto ammettere che Ruju non era affatto scappato e ha regolarmente consegnato i documenti».

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