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Il cenone di Natale? Aggiunge posti a tavola (e ci costerà 2,5 miliardi)

Il numero dei commensali sale da 6 a 8. In tanti al ristorante, ma un locale su tre resterà chiuso

Il cenone di Natale? Aggiunge posti a tavola (e ci costerà 2,5 miliardi)

Il cenone di Natale sarà più caro dell'anno scorso (visto l'aumento dei prezzi), ma gli ospiti invitati a tavola saranno comunque di più: in media si passerà dai sei commensali agli otto. Segno che c'è voglia di tornare a riunirsi, ad essere in tanti, a festeggiare. Comunque. Secondo i dati di Confcooperative, gli italiani spenderanno 2,5 miliardi per la cena del 24 dicembre: 300 milioni in più dello scorso anno, ma 200 milioni meno del Natale pre Covid.

E sembra proprio che i prodotti made in Italy andranno per la maggiore sulle tavole di tutto il mondo, gli spumanti e i prosecchi italiani saranno preferiti a quelli d'oltralpe, con 60 milioni di tappi pronti a saltare. Per il menu «casalingo» di Natale, i cibi preferiti sono vongole e frutti di mare (105 milioni di euro), pesce come secondo piatto (390 milioni di euro), carne, salumi e uova (455 milioni di euro), vini, spumanti e prosecchi (415 milioni di euro), frutta, verdura e ortaggi (380 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (250 milioni di euro). Poi i taglieri di formaggi freschi e stagionati italiani (130 milioni) e ovviamente la conclusione con i dolci, panettone e pandoro in primis, oltre alle tantissime specialità regionali (375 milioni di euro). Ma ci sono anche quasi 5 milioni di persone decise a consumare il pranzo fuori casa e le cucine di 77mila ristoranti italiani sono in piena attività per farsi trovare pronte. Confcommercio spiega che si attesta attorno ai 350 milioni di euro la spesa complessiva prevista per menu prevalentemente «all inclusive», con una spesa media di 70 euro a testa. Malgrado le aspettative però, cresce il numero di ristoratori che non apriranno. Rispetto al 2021, 500mila persone in più trascorreranno la festa al ristorante ma sono appunto 77mila i ristoranti che alzeranno le serrande il 25 dicembre, il 65,1% del totale. Un dato il leggero calo rispetto al 2021 quando il 67,6% degli imprenditori aveva deciso di accogliere i clienti nel proprio locale, mentre rimane lontano il dato del 71,8% pre-pandemia. «È probabile che le cause di questa dinamica dipendano» spiega Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio «da un lato dall'oggettiva difficoltà di reperire personale per questo settore ma dall'altra anche dalla volontà di imprenditori che sono direttamente coinvolti nelle aziende di staccare la spina almeno a Natale». Mentre Federturismo fotografa i numeri e le modalità dei vacanzieri: la montagna, grazie anche alle abbondanti nevicate degli ultimi giorni, continuerà ad essere la destinazione scelta da giovani e famiglie con picchi di prenotazioni che segnano l'80% per il Capodanno e il 50% per Natale, con un'affluenza agli impianti di risalita che nelle località clou si allineerà ai livelli del 2019. Ma cresce anche l'interesse per la vacanza termale (+10% nel Nord e Centro Italia rispetto al periodo natalizio del 2019) e nelle città d'arte si registra un numero di prenotazioni che ci fanno avvicinare sensibilmente ai volumi pre covid con Venezia che per Capodanno, sfiora il «tutto esaurito». Inoltre, spiega Federturismo Confindustria, si registra il ritorno dei turisti stranieri con oltre 5 milioni di presenze per queste festività. Come formula di soggiorno gli alberghi rimangono la prima scelta, in particolare i 3 e 4 stelle, prenotati da francesi, tedeschi e inglesi che pernottano in media 4 notti.

Mentre gli americani, grazie al cambio molto favorevole euro-dollaro e ad una propensione alla spesa alta, si trattengono per almeno 8 notti optando anche per gli hotel 5 stelle.

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