Roma«Vieni qui, che ci facciamo una bella foto insieme». Daniele Calosi, segretario della Fiom di Firenze, si era svegliato presto, aveva pure scritto un discorsetto per «spiegare le ragioni della piazza di Roma». Ma dal palco della Leopolda non l'hanno fatto parlare e adesso deve accontentarsi di un abbraccio e di un selfie con Matteo. Che lo sfotte pure: «Scattate adesso, così gli rovinate la carriera». Battute, risate, incidente in qualche modo chiuso.
Insomma, chiuso fino a un certo punto. Calosi infatti ha denunciato una forma di censura da parte dei renziani. «Volevo raccontare quello che pensa chi è stato a San Giovanni, però non mi è stato consentito perché, hanno detto, non ero in scaletta, non ho mandato il mio intervento all'organizzazione». Ma quale censura, replicano dalla Leopolda, soltanto il rispetto di regole che sono uguali per tutti. Chi ha parlato, esclusi i ministri, ha consegnato il discorso scritto prima di salire sul palco.
Calosi non ci sta. «Io da diversi giorni avevo domandato di poter di parlare. Ho mandato la richiesta di intervento il 22 ottobre e mi è stato chiesto il testo, che non ho spedito. Chissà, forse succede il Corea del Nord che chiedano l'intervento preventivamente. Poi, se questo è il modo di operare alla Leopolda, dove tutto è di plastica, ne prendo atto. Ma mi dispiace, mi sarebbe piaciuto riuscire a spiegare democraticamente le ragioni di una piazza importante come quella di ieri a Roma».
C'è da dire che nel corso della giornata il segretario della Fiom, tra interviste, corridoi e discorsi ai piedi del palco, è riuscito ampiamente a rifarsi: «Non si crea lavoro togliendo i diritti. Non è rendendo più facili i licenziamenti che si favorisce l'occupazione. Oggi il Paese è fermo per mancanza di politica industriale e di investimenti pubblici». E ancora: «È un po' complicato non sentire le preoccupazioni di chi era a Roma, persone che tutti giorni vivono sulla loro pelle i drammi della mancanza di lavoro. Sono contento che Delrio abbia preso le distanze da Serra, che vuole limitare lo sciopero». E comunque, conclude, Renzi non è un nemico, pure lui qualcosa di buono l'ha fatta. Ad esempio, «il governo ha fatto bene a sfondare il Patto di Stabilità di 11 milioni di euro, è una cosa coraggiosa, solo che quei soldi dovrebbero essere redistribuiti in maniera diversa, non solo distribuiti alle imprese».
Se Calosi è rimasto lontano dal palco, ad altri delegati della Fiom è andata meglio: Renzi li ha incontrati assieme agli operai
dell'acciaieria Ast di Terni. «E Calosi non c'era, ha preferito alimentare una polemica», puntualizzano dalla Leopolda. Ma poi nel pomeriggio Matteo l'ha visto è l'ha abbracciato: «Vieni qui, facciamoci una bella foto insieme».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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