Cronache

Cento giorni senza pioggia. Grave la siccità del fiume Po

In Lombardia 3 miliardi di metri cubi in meno rispetto all'anno scorso. A rischio le coltivazioni

Cento giorni senza pioggia. Grave la siccità del fiume Po

L'inverno che si sta per concludere verrà ricordato come il più asciutto degli ultimi 30 anni. Da più di 100 giorni non piove su tutto il Nord e il fiume Po è più secco che in agosto.

Per l'assenza di pioggia e neve, nella sola Lombardia, si calcola che vi siano quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto all'anno scorso: il 56,8% in meno rispetto alla media delle riserve idriche. «Molte coltivazioni agricole rischiano di essere compromesse dalla siccità, mi riferisco a orzo, frumento e loietto che iniziano ora le fasi di accrescimento» ha spiegato Paolo Carra vice presidente di Coldiretti Lombardia. Preoccupa anche lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali, se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso. «Nei prossimi giorni verrà predisposta anche la semina del mais ma con i terreni aridi e duri sarà tutto più complicato».

È stato l'Osservatorio sulle crisi idriche convocato dall'Autorità di bacino del fiume Po a porre l'accento sull'insolita aridità. Il fiume, al Ponte della Becca, è sceso a -3,23 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d'acqua al nord, come d'estate. Gli affluenti Trebbia, Secchia e Renosono ai minimi storici dal 1972 mentre Dora Baltea, Adda, Ticino registrano una portata di -75%. L'Autorità chiede deroghe per i prelievi a vantaggio dell' agricoltura e della produzione di energetica idroelettrica.

Ha spiegato Meuccio Berselli, segretario generale dell'Autorità distrettuale del fiume Po, che «in molte sezioni del fiume vi sono condizioni di estrema severità idrica. Ad esempio a Piacenza, Cremona e in gran parte del Piemontese».

Cosa può succedere: «Inizia fra poco la stagione dell'agricoltura in cui si preleva acqua e la si distribuisce. Occorre, dunque, consentire il prelievo e, all'idroelettrico, di produrre energia, perché in una situazione così drammatica per la geopolitica attuale noi dobbiamo far maturare i nostri raccolti e creare energia idroelettrica».

Lo stato di sofferenza dei principali corsi d'acqua è evidente anche nei grandi laghi. In più preoccupa l'innalzamento dei livelli del mare in tutta Italia. Denuncia Coldiretti che «l'acqua salata sta già penetrando nell'entroterra bruciando le coltivazioni e portando gli agricoltori ad abbandonare l'attività». L'infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi «rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più che preoccupante per l'economia agricola di buona parte d'Italia compresa proprio la valle del Po». Per risparmiare l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo è stato proposto insieme ad Anbi un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Pnrr - ha spiegato Coldiretti - Si tratta di un intervento strutturale che si rende necessario a causa dei cambiamenti climatici caratterizzati dall'alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio. Si prevede una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico, privilegiando il recupero di strutture già presenti.

L'idea è di costruire, senza usare cemento, laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l'acqua per distribuirla ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione».

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