I tempi lunghi della crisi rischiano di rendere più evidenti le differenze all'interno della coalizione di centrodestra. Il foglietto con la dichiarazione unitaria letta da Salvini al Quirinale, al termine della consultazione con il presidente Mattarella, risale soltanto a venerdì scorso ma sembra già un reperto lontano.
Giorgia Meloni continua a dichiararsi pessimista circa la capacità di Fico di resuscitare la maggioranza giallorossa (Italia viva compresa), puntellata dai «responsabili». Per la leader di Fratelli d'Italia il voto anticipato resta la soluzione migliore per dare al Paese un governo forte capace di gestire questa emergenza. «Qualsiasi governo nascesse in questa legislatura - spiega - avrebbe gli stessi problemi: partiti che stanno insieme più per paura del voto che per portare avanti una visione comune».
All'interno del centrodestra è rimasto solo il suo partito a sfoggiare la granitica convinzione dell'utilità della scioglimento delle Camere. Lo stesso Salvini, infatti, nella sua veste di portavoce della coalizione, tenta una mediazione visto che deve fare i conti con un'ala interna (guidata dai prudenti Zaia e Giorgetti) che teme che le elezioni in un periodo tanto complicato per il Paese possano essere un boomerang per l'economia. Il problema è che per rimandare l'idea del voto Salvini avrebbe bisogno di una garanzia che Mattarella ancora non può dargli: un governo al di sopra delle parti. «Come faccio a stare al governo col Pd? - si chiedeva ieri mattina in collegamento con Telelombardia il leader del Carroccio - Come faccio a stare con chi ha una visione del mondo totalmente diversa dalla mia?» Con riferimento a chi vuole togliere «quota 100» e che ha già annullato i decreti sicurezza. La compattezza della coalizione resta comunque, per lo stesso Salvini, il dato più confortante di questa crisi. E sicuramente l'obiettivo è che questa compattezza non venga meno.
Dall'altra parte della coalizione c'è chi invece aspetta il voto come estrema conseguenza del fallimento della «strada maestra», rappresentata dal governo istituzionale. Antonio Tajani, vicepresidente azzurro, si aspetta però un gesto da parte dei partiti che compongono l'attuale maggioranza. «Se il capo dello Stato dicesse: proviamo a fare il governo dei migliori - spiega - il centrodestra si metterebbe al tavolo per discutere. Noi di Forza Italia siamo disponibili e riteniamo che questo percorso sia il migliore, se per la sinistra non è così meglio votare». Francesco Giro (FI) vuole sgombrare il campo da fraintendimenti. «Lo stesso Berlusconi vuole un governo politico di altro profilo - conferma il parlamentare azzurro - al quale tutti possano contribuire. Questa condizione, ha tuttavia aggiunto il leader di Forza Italia, non esiste e quindi la richiesta del centrodestra è quella per le elezioni al più presto, dopo aver messo in campo il Piano vaccinale, il Recovery Plan e il nuovo decreto Ristori per chi lavora e rischia la chiusura definitiva delle proprie attività».
«Le elezioni sono legittime ma poco praticabili» commenta il governatore della Liguria Giovanni Toti, che sintetizza così i dubbi di quella parte della coalizione che non intende chiudere la porta a un'alternativa al voto.
«L'idea di costruire un consenso maggioritario cavalcando una contrapposizione irriducibile - avverte il parlamentare azzurro Osvaldo Napoli - mostra il fiato corto. Le opposizioni, in ogni democrazia liberale degna di questo nome, operano e agiscono con la stressa responsabilità delle forze di governo, come hanno finora fatto le formazioni moderate del centrodestra».
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