Il centrodestra detta le condizioni a Palazzo Chigi per evitare le urne: "Nessun esecutivo con i Cinque Stelle"

Vertice a casa di Berlusconi, una delegazione ricevuta dal premier. Le ipotesi sul tavolo: un esecutivo di soli tecnici sul modello Ciampi, un mini-rimpasto con nuovi ministri a Interno e Salute, revisione del reddito di cittadinanza e rottamazione delle cartelle esattoriali

Il centrodestra detta le condizioni a Palazzo Chigi per evitare le urne: "Nessun esecutivo con i Cinque Stelle"

È il giorno della consultazione allargata, del vertice no stop convocato a Villa Grande, nella residenza romana di Silvio Berlusconi, per cercare di dipanare l'intricatissima matassa della crisi di governo, alla vigilia delle comunicazione fiduciarie di Mario Draghi alle Camere. Il Cavaliere, con accanto la compagna Marta Fascina, accoglie gli ospiti nel suo giardino, li fa sedere sulle poltrone di vimini del suo patio, fa servire un aperitivo. Attorno a lui si siedono Matteo Salvini - accompagnato dai capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari - Lorenzo Cesa e Antonio De Poli per l'Udc, Maurizio Lupi di Noi con l'Italia. E poi lo stato maggiore azzurro, Antonio Tajani, Anna Maria Bernini, Paolo Barelli, Licia Ronzulli e Sestino Giacomoni.

Il confronto - inframmezzato da un pranzo leggero a base di pesce spada e insalata - dura oltre sei ore. «Il centrodestra di governo sta valutando l'attuale momento politico, davvero preoccupante, dovuto agli inspiegabili comportamenti anche delle ultime ore di Giuseppe Conte, del Movimento Cinquestelle e del Pd» dice Berlusconi in un video che su Instagram cattura alcuni momenti del vertice. Una indicazione su quella che è la condizione più netta posta dal centrodestra di governo: avanti con Draghi, ma senza i Cinquestelle nel governo.

Le premesse non sono però delle migliori. L'incontro si apre con un incidente diplomatico con Palazzo Chigi. In tarda mattinata, dopo circa mezzora dall'arrivo dei dirigenti del centrodestra sull'Appia Antica, filtra la notizia di un incontro avvenuto poco prima tra Mario Draghi ed Enrico Letta, richiesto dal numero uno del Pd. Un faccia a faccia che non viene accolto con molti sorrisi. I presenti fanno filtrare «sconcerto». «Perché ha ricevuto lui e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica», si chiedono. Ad avvistare il capo del Nazareno nei dintorni di piazza Colonna verso le 9.45 di stamattina è un giornalista del Foglio.

Draghi a quel punto chiama al telefono i leader del centrodestra, fa sapere che le porte sono aperte e così viene fissato un incontro serale. Nelle ore che precedono il rendez-vous, il centrodestra di governo ragiona su diverse opzioni. Una indicazione viene fatta filtrare dagli staff della comunicazione. «Mentre la sinistra provoca e non ha ancora annunciato il ritiro di proposte divisive che hanno lacerato la maggioranza come quella inaccettabile sulla cannabis, il centrodestra di governo si confronta sui temi. Tra le altre cose, è condivisa la necessità di una profonda revisione del reddito di cittadinanza (così da recuperare risorse per finanziare l'azzeramento del cuneo fiscale), la pace fiscale e la conseguente rottamazione delle cartelle esattoriali, l'investimento sul nucleare di ultima generazione e un fermo contrasto all'immigrazione clandestina». Nella Lega c'è anche chi non esclude una soluzione sul modello del governo Ciampi: un esecutivo interamente composto da tecnici con pochi punti programmatici, in primis Pnrr e interventi sul fisco. Il punto della discussione è proprio questo: la necessità di chiarire il profilo della squadra ed evitare che gli ultimi mesi di legislatura si trasformino in un assalto alla diligenza lungo 8 mesi.

Una delle idee che circolano è quella di una finanziaria tabellare, quindi priva di norme ma con il solo rifinanziamento delle poste di bilancio esistenti. La Lega fa anche sapere di desiderare un cambio al ministero dell'Interno e della Salute dove siedono la ministra Luciana Lamorgese e il collega Roberto Speranza, una richiesta su cui difficilmente verrebbe messa in discussione la sopravvivenza del governo.

Più realisticamente, qualora si trovasse la quadra, si dovrà ragionare sulla sostituzione del ministro Stefano Patuanelli e della collega Fabiana Dadone che insieme a una pattuglia di sottosegretari M5S potrebbe dimettersi.

Dai ministri di Forza Italia, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta arriva intanto un appello a salvare l'esecutivo: «Prevalga il buon senso, la priorità è salvare il Paese». In serata poi va in scena l'incontro con Draghi.

Da Villa Grande si spostano verso Palazzo Chigi Antonio Tajani, Matteo Salvini, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa.

Ad accoglierli, oltre al premier, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e il capo di Gabinetto del presidente Antonio Funiciello.

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