Roma Ncd ha «esaurito il suo ruolo», Alfano adesso si butta a sinistra. Quanto a Renzi, altro che nuovo centro. «Sta reggendo benissimo la frontiera statalista. Tra occupazione del potere e ossessione mediatica, è più leninista che liberale moderno». E così, dopo lungo travaglio, anche Gaetano Quagliariello ha avuto l'idea di risaltare il fosso e di creare un suo movimento, con l'intenzione di «riaggregare il centrodestra con nuovi contenuti». L'ha chiamato, appunto, Idea.
Si è fatto un partito perché Renzi non l'ha nominata ministro?
«Innanzitutto non è un partito, è un movimento. Si può avere anche una doppia appartenenza. Nel centrodestra al momento non manca solo un candidato premier, ma pure una discussione sulle tante cose che sono cambiate intorno a noi. La ripicca poi, come faccio a smentire una calunnia? Posso controbattere la mia verità, dicendo sono sceso dal carro del vincitore per amore della politica. E posso esporre dei fatti. Nel passaggio tra Letta e Renzi c'era un posto in meno al governo per Ncd. Decisi di uscire io e andai a tirare la carretta per un anno e mezzo come coordinatore del partito, un ruolo oscuro e faticoso. Se ci fosse stato un problema l'avrei posto allora, non adesso».
Allora vuole colmare il buco al centro, che si è formato dopo il patto tra Fi, Lega e Fdi. Passera, Marchini, forse Della Valle: l'area appare molto affollata.
«Sì, c'è un buco. Però la nostra è un'iniziativa più ambiziosa, noi vogliamo cambiare volto all'alternativa a Renzi. Non ha senso parlare di tre o quattro punte senza capire quello che succede in Italia e nel mondo. È uno schema perdente. La semplice somma non basta, servono contenuti e bisogna lavorare sulla classe dirigente».
Ma serviva proprio un'altra formazione? Un'altra scissione dell'atomo?
«Il nostro scopo è riunificare. Non è una scissione e non è un'operazione di Palazzo. Per questo i nostri interlocutori non sono i parlamentari ma chi sta nei territori, consiglieri comunali e regionali, giovani, gente che crede possibile tenere insieme passione civica e la politica. A disgregarci, dopo la fine della contrapposizione tra berlusconismo e antiberlusconismo, siamo stati tutti bravissimi, ora dobbiamo essere altrettanto abili a ricostruire un centrodestra con caratteristiche cristiane, liberali e conservatrici».
Come sono i rapporti con Forza Italia?
«Ripeto, vogliamo ricompattare il centrodestra. La presenza della Lega è scontata, il tema è non lasciarle la guida dell'alleanza. È un problema di proporzioni, il suo spazio corrisponde alla vecchia destra, infatti ha più o meno le percentuali di An. Però bisogna scegliere bene i contenuti e i candidati per le prossime elezioni amministrative».Come Alfio Marchini a Roma?«Esatto. Potrei aggiungere Passera a Milano, Lettieri a Napoli e Di Piazza a Trieste. Le comunali saranno un ottimo banco di prova e anche una spinta per mettere in piedi una valida alternativa a Renzi e Grillo. Non sprechiamo l'occasione».
E con Alfano è un addio definitivo?
«Non rinnego l'esperienza dell'Ncd, che è stata utile al Paese quando rischiava una deriva greca. Abbiamo pure fatto delle riforme importanti, anche se non perfette. Ora però serve una scelta e, se ci si definisce nuovo centrodestra, è incomprensibile diventare un pezzo del centrosinistra. In Sicilia sono entrati nella giunta Crocetta, a Napoli si parla di primarie di coalizione con il Pd. Una linea incomprensibile».
Ciao Renzi.
«Ma non avremo atteggiamenti pregiudiziali».
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