Berlusconi è parzialmente soddisfatto. Quarantotto ore fa si temeva la rottura del centrodestra che ieri, in extremis, s'è evitata. A suggellare la tregua, una telefonata tra l'ex premier e il capo della Lega con il secondo che anticipa al primo quello che avrebbe detto in conferenza stampa di lì a poco: «Divisi si perde. No, non rompo l'alleanza - rassicura Salvini - E Bertolaso resta una delle ipotesi in campo. Però dobbiamo coinvolgere di più i cittadini e poi decidere». Insomma, in zona Cesarini si evita lo strappo e la corsa solitaria del Carroccio. Il bicchiere, dal punto di vista di Forza Italia, è mezzo pieno: la Lega non ha affossato definitivamente Bertolaso e l'alleanza, seppur con molte frizioni, tiene. Pare che determinante, nel Carroccio, sia stata la moral suasion determinante di Giancarlo Giorgetti e di Raffaele Volpi; entrambi cauti nel mandare all'aria l'accordo con Fratelli d'Italia e i berlusconiani. Anche perché, come rivela un sondaggio di La7, se si votasse oggi alle politiche il centrodestra sarebbe davanti al Pd (32% contro il 31,2%). C'è anche, però, il bicchiere mezzo vuoto con il quale fare i conti: quel riferimento alle primarie non ha mai scaldato e continua a non scaldare il cuore di Berlusconi. Le consultazioni senza regole precise sono poco attendibili perché suscettibili di brogli. Così, sull'ipotesi di fare le primarie di coalizione, il Cavaliere prende tempo.
C'è chi sostiene che la carta delle consultazioni romane per scegliere il candidato sia stata un'apertura salviniana alla Meloni che le ha chieste da sempre. La reazione di Fratelli d'Italia, tuttavia, è più vicina al gelo. «L'unica notizia di oggi è che a Roma si continua a perdere tempo senza motivo - dice la Meloni in una nota - Rinnovo il mio appello a Berlusconi e Salvini: Fratelli d'Italia e i romani vogliono sapere cosa intendete fare e se Guido Bertolaso è il candidato unitario del centrodestra. Basta un sì o un no. Fratelli d'Italia si regolerà di conseguenza». Un big di Fratelli d'Italia, poi, confida al Giornale: «Le primarie? Noi le chiediamo da una vita... E che siano serie e non farlocche come quelle fatte dalla Lega». In aggiunta, ecco arrivare il paletto: «Naturalmente, se si faranno, per noi non potrebbe correre uno come Marchini. Il quale, qualche anno fa, voleva partecipare alle primarie del Pd; è socio fondatore di Associazione Italia Decide, assieme a Luciano Violante; così come di Italiani europei, think tank di D'Alema; ed è stato editore dell'Unità su richiesta di D'Alema e Veltroni. Come può rappresentare il nostro mondo? Continui a fare l'imprenditore rosso che è meglio». Insomma, per la destra romana Marchini resta il palazzinaro «calce e martello»: indigeribile.
E Bertolaso? L'ex capo della Protezione civile usa toni felpati ma non si tira certo indietro: «Accolgo con piacere le dichiarazioni del segretario della Lega Matteo Salvini fatte quest'oggi a Montecitorio e ribadisco, ancora una volta e con più convinzione, il mio impegno per Roma, la mia città».
E ancora, avverte: «Non c'è più tanto tempo da perdere a discutere sul chi, bensì lavorare insieme sul cosa fare per Roma, che ha aspettato abbastanza il cambio di rotta, sempre promesso e mai avvenuto». Ma a questo punto la palla ripassa ai leader.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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