Oggi a Roma si ritrovano i leader dei partiti del centrodestra. Già ieri Silvio Berlusconi aveva sentito al telefono Giorgia Meloni e Matteo Salvini, concordando appunto l'incontro. E constatando «clima disteso e sereno» e la volontà di arrivare con una sola voce e una sola proposta al primo giorno di votazioni per il Colle. Berlusconi (che forse parteciperà da remoto al vertice) non ha ancora sciolto la riserva. Ieri si è confrontato con i due capigruppo di Camera e Senato (Paolo Barelli e Anna Maria Bernini). Alla riunione hanno partecipato anche Licia Ronzulli e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
All'uscita da Arcore Barelli conferma: «Nel corso del vertice Berlusconi scioglierà la riserva». Al leader azzurro i suoi hanno intanto riferito che in Parlamento c'è un'ampia fascia di malcontento e insoddisfazione che potrebbe portare, soprattutto tra le file dell'ampio gruppo Misto, a convergere sul candidato che il centrodestra unitario saprà proporre. Dalla Brianza al Varesotto. Dove è tornato Salvini per incontrare Umberto Bossi a Gemonio. L'incontro utile, spiega l'entourage di Salvini, per consigli e indicazioni sul voto per il Quirinale.
Intanto i vertici di Forza Italia rassicurano: i numeri del centrodestra ci sono. E sono «certificati». Ed è proprio questa compattezza che rappresenterà l'arma più potente nelle mani del centrodestra. I veti sulla possibile candidatura del presidente di Forza Italia da parte del Pd non hanno fatto che rendere ancora più compatta l'alleanza di centrodestra che non vuole essere sminuita nel suo diritto di avanzare candidature. D'altronde vale anche per l'elezione del presidente della Repubblica quanto si usa ricordare per il conclave: «chi entra papa esce cardinale». Ovvero: le prime votazioni servono solo per fare pretattica senza bruciare i candidati. Ed in questo senso Berlusconi non ha ancora escluso la sua candidatura e di sicuro le parole di Salvini («faremo proposte di personalità di alto profilo») non escludono appunto che alla quarta votazione possa uscire il nome del fondatore di Forza Italia. Se i tre gruppi principali mostrano convinzione sulla compattezza della coalizione, qualche dubbio lo avanza Giovanni Toti (Cambiamo!). Per il governatore ligure è un azzardo tentare la conta interna. Ed esorta il leader azzurro a nuove verifiche. Da Fratelli d'Italia invece continuano a ribadire (ieri per voce del capogruppo al Senato Luca Ciriani) che la lealtà verso Berlusconi non è in discussione, sottolineando, però, la necessità che la coalizione esprima indicazioni precise prima di lunedì.
Intanto il gruppo di Forza Italia aumenta di un'unità (saranno 128 i grandi elettori azzurri). La senatrice Silvia Vono ha ufficializzato il suo ingresso tra le file degli azzurri, lasciando quelle di Italia viva. «Forza Italia è l'unico partito che in questi anni - spiega la senatrice - ha dimostrato di rappresentare un baluardo di quei valori democratici, liberali, cattolici, europeisti e garantisti in cui mi riconosco». Paradossalmente le stesse conclusioni cui arriva una lettera aperta di Alessandro Maran pubblicata ieri dal Foglio.
«Se Berlusconi è essenziale per sostenere il governo Draghi - scrive l'ex vicepresidente dei deputati dem -, rappresenta la destra democratica e liberale, ed è il garante dell'affidabilità di una destra in prevalenza filorussa e antieuropea, come si fa a dire che la sua candidatura al Quirinale è uno scandalo?»
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