Centrodestra unito: "Corre Berlusconi". L'ex premier deciderà dopo la verifica dei numeri in Aula

Al vertice di Villa Grande i leader lanciano la candidatura del leader di Forza Italia e un organismo per riscontrare i voti disponibili. Accordo sul no al sistema proporzionale per mantenere saldo l’asse con Fratelli d’Italia

Centrodestra unito: "Corre Berlusconi". L'ex premier deciderà dopo la verifica dei numeri in Aula

Alla fine, il nome è ufficiale. A Silvio Berlusconi tutti i leader del centrodestra, grandi e piccoli, chiedono di essere il loro candidato a Presidente della Repubblica.

È lui, dicono dopo il vertice a Villa Grande, «la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l'alta carica con l'autorevolezza e l'esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono». Lo sollecitano, dunque, a «sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta».

La parola definitiva rimane al Cavaliere. È stato lui a chiedere agli alleati se avrebbe il sostegno di tutti, per spazzare il campo dai dubbi di divisioni e a ripetere che l'impresa gli appare possibile. Gli altri, invece, volevano i numeri e qui Berlusconi è stato pragmatico, non deciso a correre a tutti costi e ha spiegato che se una verifica dei voti e delle condizioni non fosse positiva sarebbe pronto a farsi da parte. Nei prossimi giorni non sarà solo Fi ma tutti i partiti di centrodestra a verificare, in una specie di nuovo organismo parlamentare con tutti i capigruppo, come arrivare dai 450 voti sulla carta del centrodestra ai 505 necessari. Non ne bastano una cinquantina, fanno notare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ne servono 70-80, considerando i franchi tiratori (in Coraggio Italia, ad esempio, sembra che 15-20 non intendano sostenere il Cav, soprattutto ex azzurri come Maria Rosaria Rossi, per fatti personali). Il prossimo appuntamento è alla fine della prossima settimana.

Alla villa del Cav sull'Appia antica, i leader della Lega Salvini e di FdI Meloni, Lorenzo Cesa ((Udc), Maurizio Lupi(NcI) e Luigi Brugnaro (CI) arrivano dopo i funerali del presidente del parlamento europeo David Sassoli, per un vertice attorno al tavolo da pranzo. Dopo circa tre ore di confronto approvano un comunicato stampa congiunto che non si limita a riaffermare «l'unità di intenti del centro-destra», a confermare «il reciproco rispetto per le diverse scelte» sul governo Draghi e a concordare sulla «necessità di un percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo capo dello Stato alle prossime elezioni», passando per «la convergenza parlamentare» sui contenuti comuni. Formalizzano anche la scelta del leader di Forza Italia come possibile successore di Sergio Mattarella.

Al Quirinale, sostengono, serve un personaggio in grado di «garantire l'autorevolezza, l'equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l'unità della Nazione». E il centrodestra, «che rappresenta la maggioranza relativa nell'assemblea chiamata ad eleggere il nuovo Capo dello Stato, ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle Istituzioni». Le qualità necessarie, dicono i rappresentanti di partiti e movimenti della coalizione, ce le ha Berlusconi.

Dopo aver quindi sottolineato che per la prima volta è il centrodestra ad avere le carte per guidare la partita del Colle, i leader assicurano che lavoreranno per trovare «le più ampie convergenze in parlamento» e chiedono ai presidenti di Camera e Senato di garantire «per tutti i 1009 grandi elettori l'esercizio del diritto costituzionale al voto».

Nel comunicato stampa la Meloni vuole anche l'impegno sulla legge elettorale maggioritaria, Ignazio La Russa che l'accompagna insiste su questo ma il centrista Brugnaro, che punta al proporzionale, pretende che si faccia una nota a parte, che lui non firma. In quella nota Berlusconi, Salvini, Meloni, Cesa e Lupi confermano per i loro partiti l'impegno a non modificare l'attuale legge in senso proporzionale. All'appuntamento Gianni Letta è accanto a Berlusconi con Antonio Tajani e qualche sorpresa, provoca poche ore dopo la notizia, appresa dalle agenzie, del suo incontro a Palazzo Chigi, prima del vertice, con il capo di gabinetto di Mario Draghi, Antonio Funiciello. Che cosa è andato a fare zio Gianni? Lo storico consigliere del Cav, «pontiere» da sempre con la sinistra, con Matteo Renzi, ora anche con il premier, a quanto sembra avrebbe messo in guardia Berlusconi da un possibile fallimento nelle votazioni di Montecitorio e per qualcuno potrebbe preparare un piano B.

Ma che giochi una partita in proprio nessuno osa neppure pensarlo.

Raccontano che ieri Berlusconi sia apparso «meno rigido e più ragionevole» di quanto alcuni si aspettassero. Per ora ha incassato l'investitura compatta della coalizione e si è preso il centro della scena, poi si vedrà.

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