Test abruzzese per il governo, per la maggioranza gialloverde e per il centrodestra «classico», unica vera alternativa al tandem Lega-Cinquestelle.
È il giorno del voto in Abruzzo dove sono chiamati alle urne 1.211.204 elettori. Il sistema elettorale è di tipo proporzionale, con soglia di sbarramento del 4% per liste che corrono da sole e del 2% per quelle inserite all'interno di una coalizione. Non c'è ballottaggio, pertanto sarà eletto presidente il candidato che al termine dello spoglio avrà ottenuto un voto in più degli altri.
È il primo dei sei appuntamenti elettorali del 2019 per il rinnovo dei consigli regionali. Un voto che a poco più di tre mesi dalle Europee inizierà a fornire segnali importanti sugli equilibri elettorali e politici della legislatura. La fotografia che maggiormente ha segnato questa campagna elettorale è stata quella dei tre leader di centrodestra - Salvini, Berlusconi e Meloni - riuniti, per la prima volta dal marzo del 2018. La coalizione sostiene Marco Marsilio, senatore di Fratelli d'Italia, romano di origini abruzzesi che appare favorito nella corsa alla presidenza della Regione, tallonato dalla candidata dei Cinquestelle Sara Marcozzi e da Giovanni Legnini per il centrosinistra. Il quarto candidato alla presidenza è l'avvocato Stefano Flajani, di Casapound. Previsto il premio di maggioranza: alla lista o alla coalizione che appoggia il presidente eletto sarà garantito un numero minimo di 17 seggi. Dopo l'Abruzzo, sarà la volta della Sardegna, il 24 febbraio, Basilicata e Piemonte il 26 maggio, stesso giorno delle elezioni per l'Europarlamento, Calabria ed Emilia Romagna tra novembre e dicembre. Per Marsilio c'è l'endorsement di Nello Musumeci. «Sostengo da sempre che il centrodestra unito, quando si rinnova nei programmi e si apre alla società, non ha rivali. In Abruzzo lo ha fatto, riunendo attorno alla candidatura di Marco Marsilio, che sarà un presidente serio e capace, le forze sane di quella Regione».
In attesa di conoscere l'esito della consultazione abruzzese, il centrodestra continua a mettere insieme numeri importanti a livello nazionale come testimonia l'ultimo sondaggio Tecné. Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia uniti si attestano al 48.1%. Forza Italia registra una tenuta intorno all'11,7% con risultati superiori nel Sud e nelle Isole; critica, invece, la situazione nel Nord-Est. La Lega è al 31,9, segna insignificanti flessioni in quasi tutte le regioni con l'eccezione del Nord-Est (in Veneto 49,6%) dove, in una situazione già molto forte, avanza ancora lievemente, a danno del M5s. I Cinquestelle sono al 25,1 e perdono ovunque pesantemente tranne nelle Isole. Fratelli d'Italia è al 4,5%. 5. Il Pd è al 16,7 e quasi in tutte le regioni in lievissima flessione (voti che si spostano su +Europa). + Europa è intorno al 3,1%.
Astensioni e incerti sono il 44,3%, ovunque in consistente aumento, con punte massime al Sud. In questo quadro, è evidente che un centrodestra unito vincerebbe largamente e potrebbe aggiudicarsi una maggioranza importante in Parlamento.
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