Le porte del dialogo con Lega e Fratelli d'Italia restano aperte, ma Silvio Berlusconi ora vuole concentrarsi sulla campagna elettorale. Per questo in giornata arriverà a Roma dove a pranzo incontrerà Alfio Marchini di cui sta molto apprezzando il piglio e l'equilibrio mostrato sul campo. Nel pomeriggio poi sarà all'Hotel Ergife per un intervento pubblico a sostegno dei candidati per il Campidoglio. Giovedì, infine, riunirà i coordinatori regionali e i «controllori del voto» regionali per motivarli in vista dello sprint verso il primo turno delle Amministrative.
Chiuso il capitolo del voto nelle grandi città si tornerà a ragionare del futuro del centrodestra. Ma ci sarà un'occasione in cui Berlusconi e Salvini si ritroveranno insieme nel nome del centrodestra unito. Il 3 giugno a Milano, infatti, i due leader chiuderanno insieme la campagna elettorale di Stefano Parisi. Per il momento resta il gelo di Fdi e Lega, determinati a non mollare la presa sul nodo della leadership e a non concedere un ruolo «baricentrico» al Cavaliere. Ma è evidente che una volta acquisiti i risultati elettorali e «pesate» le varie forze - riuscirà la Lega a sfondare al Sud? - si potrà ragionare su dati concreti. A Milano domenica Berlusconi è stato chiaro: «Io resterò in campo», se come candidato, kingmaker o «azionista» della coalizione si vedrà. Ieri i leader di parole ne hanno spese poche. L'unico a farsi sentire è stato Matteo Salvini, tenendosi alla larga dai temi caldi.
L'attesa è per quello che Berlusconi dirà oggi, alle 17, per la presentazione dei candidati azzurri a Roma, davanti ai big romani, da Antonio Tajani a Maurizio Gasparri a Francesco Giro. Rivendicherà il ruolo strategico di Forza Italia nel centrodestra, ribadendo il suo «no» alle riforme del governo Renzi. Allo stato, non c'è in cantiere nessuna iniziativa elettorale con Marchini, ma si sta lavorando per organizzare un evento insieme quando la campagna romana entrerà nel vivo. Berlusconi ribadirà che «Marchini è l'unico che può consentire al centrodestra di vincere a Roma» e che in campo è stato messo il candidato che più mette in difficoltà Renzi, al contrario di quello che sostengono Meloni e Salvini, visto che evita di consegnare al premier il centro politico, da sempre decisivo per le sorti elettorali.
Il messaggio è chiaro: Forza Italia è saldamente nel centrodestra, ma bisogna allargare i confini e solo Forza Italia, attraverso la collaborazione con le nuove realtà civiche, può farlo. Tanto più che ieri il sondaggio settimanale del Tg de La7 accreditava Fi di un 12,2% con un +0,6% rispetto alla scorsa settimana, con la Lega in discesa dal 14,3 al 13,9, mentre Fdi si mantiene al 4,6. Mentre al ballottaggio andrebbero il Pd (30,5%) e il centrodestra unito (29,8%). Di certo Berlusconi dopo le aperture di domenica verso gli alleati si aspettava segnali più incoraggianti e risposte più rispettose. «Da una parte in questa fase si nota la generosità di Marchini, dall'altra qualche prepotenza fuori luogo da parte di Salvini e Meloni», fanno notare nel quartier generale azzurro. Berlusconi, però, nel tempo ha sempre dimostrato di saper creare architetture complesse e le porte per il futuro restano aperte.
La testa, però, ora è alla battaglia romana dove «l'affaire Fassina» - ovvero la possibile esclusione del candidato della sinistra - rischia di trasformarsi in un soccorso rosso di cui Roberto Giachetti, sondaggi alla mano, mostrava di avere decisamente bisogno.
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