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Il "cervello operativo" degli attacchi dell'11 settembre

Guidava al Qaida dall'uccisione di bin Laden. Tra i 22 più ricercati, una taglia da 25 milioni

Il "cervello operativo" degli attacchi dell'11 settembre

Lo chiamavano «The Doctor». E se Osama bin Laden era «Il Principe», il leader carismatico, Ayman al Zawahiri, 71 anni, oculista di professione, e medico personale dello «sceicco del terrore» era il principale ideologo di al Qaida. Ne ha assunto la guida dopo l'uccisione del fondatore da parte delle forze statunitensi nel maggio 2011 ad Abbottabad in Pakistan. Era il suo braccio destro e ritenuto il «cervello operativo» dietro gli attacchi dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Zawahiri è emerso poco alla volta. Prima come il più importante portavoce dell'organizzazione. È apparso in 16 video e audiocassette nel 2007, mentre il gruppo cercava di radicalizzare e reclutare musulmani in tutto il mondo. Zawahiri era pure nella lista dei 22 terroristi più ricercati annunciata dal governo degli Stati Uniti nel 2001 e aveva una taglia di 25 milioni di dollari sulla testa. Ma ha anche progettato altri atti di violenza, tra tutti l'attentato con un barchino suicida al cacciatorpediniere USS Cole ad Aden nell'ottobre 2000 che uccise 17 marinai statunitensi e gli attacchi del 1998 alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania, dove morirono 223 persone.

Non era la prima volta che gli Stati Uniti cercavano di farlo fuori. Nel gennaio 2006 è stato bersaglio di un attacco missilistico vicino al confine tra Pakistan e Afghanistan. Zawahiri nato al Cairo, il 19 giugno 1951, proveniva da una rispettabile famiglia di medici e studiosi della classe media. Suo nonno, Rabia al-Zawahiri, era il grande imam di al-Azhar, il centro della cultura islamica sunnita in Medio Oriente, mentre uno dei suoi zii era il primo segretario generale della Lega Araba. Zawahiri è stato arrestato già a 15 anni per essere un membro della Fratellanza Musulmana, la più antica e più grande organizzazione islamista d'Egitto fuorilegge. Anche se è stato prosciolto dal coinvolgimento nell'assassinio di Anwar Sadat, è stato condannato per possesso illegale di armi. Secondo altri prigionieri, è stato torturato e picchiato dalle autorità durante la sua detenzione in Egitto, un'esperienza che si dice lo abbia trasformato in un estremista fanatico e violento. Zawahiri ha assunto la guida della Jihad islamica egiziana dopo che è riemersa nel 1993 e si pensa che abbia viaggiato per il mondo negli anni '90 alla ricerca di finanziamenti. Nel 1997 si è trasferito nella città afghana di Jalalabad, dove viveva anche bin Laden.

Un anno dopo, la Jihad islamica egiziana si unì ad altri cinque gruppi militanti islamici radicali, tra cui al-Qaeda di Bin Laden, nel formare il Fronte islamico mondiale per la Jihad contro ebrei e crociati.

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