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Ceta, cos'è il trattato di libero scambio Ue-Canada su cui litigano Pd e M5S

Primo scontro tra Pd e 5 Stelle sul Ceta, il trattato di libero scambio Ue-Canada che il ministro dell'Agricoltura, Bellanova, ha detto di voler ratificare tra le proteste degli alleati di governo. Ecco pro e contro di questo accordo commerciale

Ceta, cos'è il trattato di libero scambio Ue-Canada su cui litigano Pd e M5S

"Sì al Ceta con l'obiettivo di ridare competitività al sistema Italia", "Vuole far saltare il governo prima che nasca". A poche ore dalla nascita del Conte-bis, il botta e risposta tra il neo ministro dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, e il grillino Mario Giarrusso apre già una voragine nell'alleanza di governo tra Pd e Movimento 5 Stelle. Che hanno idee molto diverse sul Ceta, l'accordo di libero scambio sottoscritto nel 2016 da Unione europea e Canada, ed entrato in vigore - in forma provvisoria - in attesa della ratifica da parte dei 28 Stati membri Ue. Per ora, l'ok a questo accordo commerciale è arrivato da 15 Stati, poco più della metà. Malgrado siano già passati tre anni dalla sua approvazione, a larga maggioranza, del Parlamento europeo. Ma che cos'è il Ceta?

Cos'è il Ceta

Ceta sta per Comprehensive Economic and Trade Agreement, ovvero "Accordo economico e commerciale globale". Si tratta di un accordo di libero scambio volto a semplificare le esportazioni di beni e servizi tra Canada e Unione Europea. Accordo entrato in vigore provvisoriamente il 21 settembre 2017, in attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti nazionali dei Paesi Ue e, in alcuni casi, dai Parlamenti regionali. Al momento, sono 15 gli stati membri ad averlo già ratificato: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Croazia, Lituania, Lettonia, Malta, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia. Non l'Italia, che dal 2017 a oggi ha cambiato posizione diverse volte. Il governo Gentiloni si era espresso favorevolmente, ma il trattato non era mai arrivato a Montecitorio. Men che meno nei 14 mesi del Conte I, con il ministro alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che aveva così motivato il no della Lega alla ratifica del Ceta: "Tutela solo una piccola parte dei nostri prodotti Dop e Igp". È questa una delle preoccupazioni dei critici del trattato di libero scambio Ue-Canada, che prevede l'abolizione della quasi totalità dei dazi doganali, liberalizzando il 99,8% delle linee tariffarie. Come scrive anche Adnkronos, l'accordo prevede la rimozione per l'Ue di tariffe per 400 milioni di euro. Tra gli altri vantaggi, ci sono la possibilità per le imprese europee e canadesi di partecipare alle rispettive gare di appalto pubbliche; il riconoscimento reciproco di alcune professioni, come architetto, ingegnere e commercialista; l'adeguamento del Canada alle norme europee in materia di diritto d'autore e la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, richiesta dagli agricoltori europei. È proprio quest'ultimo aspetto ad alimentare il dibattito.

I "contro" dell'accordo commerciale Ue-Canada

Secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, "di 292 denominazioni italiane riconosciute, 250 non godono di alcuna tutela nel trattato". Senza contare la clausola che permetterebbe ad un'azienda privata di far causa ad uno stato davanti ad un arbitrato internazionale - la cosiddetta Isds, Investor-State dispute settlement, vale a dire la "Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato" - una sorta di tribunale sovranazionale svincolato dalle giurisdizioni dei singoli Paesi. È a questo tribunale che una multinazionale potrebbe ricorrere contro le norme di uno Stato a protezione di un bene comune, o di tutela ambientale rispetto all'operato di un'impresa, in grado di accusare un governo di intralciare il libero mercato portandolo quindi in tribunale.

5 Stelle contro il Pd: "Ceta danneggia made in Italy"

Per questi motivi, non tutti i Paesi dell'Unione europea hanno proceduto alla ratifica del Ceta. Tuttavia, il loro "no" serve fino a un certo punto. Infatti l'ex commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, nel 2018, aveva detto che se anche un Parlamento nazionale o regionale non votasse l'accordo, il Ceta rimarrebbe in vigore nella sua forma provvisoria. Con la soddisfazione di chi, nel 2016, lo ha approvato a Strasburgo. I voti a favore, 408, erano arrivati da popolari, socialisti, liberali e conservatori. Mentre a schierarsi contro l'accordo erano stati i gruppi Europa delle Nazioni e della Libertà (a cui è iscritta la Lega) ed Europa della Libertà e della Democrazia Diretta, oltre a Verdi, Sinistra europea e alcuni eurodeputati socialisti. Intanto, in Italia è già ripresa la discussione. Se come detto il ministro Bellanova ha detto sì al Ceta, il Movimento 5 Stelle ha chiesto di "mettere un punto fermo sulla questione Ceta, un accordo che - affermano in una nota i senatori grillini - danneggia pesantemente il made in Italy e tutta la filiera nostrana". Allo stesso tempo, i 5 Stelle hanno invitato il governo ad aprire una riflessione sugli Ogm: su questo tema, hanno scritto i componenti pentastelati della commissione Agricoltura del Senato, "serve modificare la legislazione europea in merito".

Proposte destinate a turbare l'armonia nel governo.

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