È vero. Come ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia, decidendone la riapertura, «Le discoteche in alcune regioni sono fondamentali per l'economia». Che vale quanto la salute sembra di capire. Ma è altrettanto vero che dentro le discoteche, poi, è fondamentale un'altra cosa: una certa vicinanza. Ballare, guardare, parlare, toccare. Va bene il contante, ma anche il contatto vuole la sua parte. E in nome della tutela alla salute, sacrosanta quanto il business, come faremo? Il ballo senza struscio? Dancing cheek to cheek, ma a un metro e mezzo di distanza? La disco dance con guanti e mascherine? Sguardi dritti, ma attenti alla curva epidemiologica. Ci hanno sempre insegnato che in discoteca occorre rispettare lo spazio altrui: la pista non ti appartiene, devi fare attenzione a non spintonare o a calpestare i piedi. Ora non c'è più bisogno di ricordarlo. Il bon ton diventerà la regola. Niente più sussurri, ma grida, per farsi sentire da lontano. Come si farà a socializzare in discoteca al tempo delle norme anti-virus? Le tecniche di approccio declinate al tempo del distanziamento sociale: sembra una contraddizione in termini. Le discoteche riaprono, bene. Ma si chiude un'epoca. Da che mondo è mondo, si va in discoteca per «abbordare», non per distanziare. Mah... Jo Squillo, una che si può permettere certi outfit, ha detto: «A chi dice che la vida vale più della movida, rispondo che non c'è vida senza movida». Forse esagera, ma trascinando la metafora sulla pista della Fase 3, è come dire che in disco non c'è vita senza sguardo, senza avvicinamento, senza contatto... Chi scrive, da giovane, ha passato più ore in discoteca che a casa. Non è stato un grande investimento, alla fine. Ma l'esperienza ci ha insegnato che sorridere a qualcuna al momento giusto, e sfiorarla, ti può cambiare la serata. E ora? O si trova il modo di farlo mantenendo gli spazi vitali e sanitari, ma è difficile; oppure si salta la regola continuando esattamente come prima del virus, e finirà per essere così. E chi non rispetta le norme anti Covid? Multa? Oppure si potrà solo ascoltare la musica, ma senza ballare? La discoteca statica. Un altro ossimoro. E comunque una discoteca è la cosa più vicina all'idea di assembramento che ci venga in mente. Ora, non vogliamo discutere sul fatto che quando in un Paese si aprono le discoteche prima delle scuole c'è qualcosa che non funziona.
Ma vorremo provare a riflettere sulla contraddizione di aprire un luogo, in una fase di obbligo del distanziamento fisico, in cui è impossibile non stare appiccicati. Disco-teca, da greco thèkè: «scrigno» o «ripostiglio».
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