Che noia la retorica sulla Concordia

Sarebbe meglio nascondersi che esultare per un relitto

Che noia la retorica sulla Concordia

Nessuno s'offenda, ma questa storia del recupero della Concordia - trappola mortale per 32 persone - è insopportabile. Accendi la tivù a qualsiasi ora e immancabilmente i telegiornali offrono le immagini di Papa Francesco, di Matteo Renzi, di Giorgio Napolitano, di vari cuochi che si esercitano ai fornelli e, per chiudere in bellezza il notiziario, quelle del relitto più famoso del mondo che riposava in pace all'Isola del Giglio.

Da un paio di anni, quotidianamente, siamo ammorbati dalla presenza in video, e su ogni foglio, della carcassa di quella nave di cui sappiamo tutto tranne per quale vero motivo si sia incagliata sugli scogli a pochi metri dalla riva. Si è parlato a lungo dell'inchino. Crepare per una riverenza ci sembra uno scherzo macabro che fa venire i nervi anche solo a raccontarlo. La Concordia che si spezza – per salutare non si capisce bene chi – è un simbolo dell'idiozia italica, la sintesi di una sciatteria distintiva del nostro Paese alla deriva.

A causa della bravata, autorizzata se non provocata dal comandante Francesco Schettino, siamo stati derisi e disprezzati in ogni continente. Una figuraccia che ci dovrebbe consigliare di andare a nasconderci e che, invece, abbiamo trasformato in occasione per darci delle arie. Però, quanto siamo bravi nel rimettere in piedi la «salma» della Concordia e a restituirle la capacità di navigare. C'è qualcosa di surreale in tutto questo e nell'enfasi con cui le autorità, i loro portavoce e i cronisti appiattiti sulla ufficialità narrano l'intera vicenda. Non si rendono conto: ciò produce un effetto grottesco e suscita una domanda contenente pure la risposta: se siete tanto abili a raddrizzare la nave azzoppata, perché non avete usato la vostra perizia per evitare di azzopparla?

Trascinare fino a Genova l'imbarcazione, «defunta» al Giglio per pirlaggine umana, è una necessità, d'accordo. Ma solennizzare il funerale delle lamiere, facendolo passare per un atto di eroismo tecnologico, motivo di vanto e di orgoglio nazionale, è un'operazione tragicomica. Esaltarsi perché il trasferimento del «cadavere» galleggiante avviene (probabilmente, ma non è certo) senza incidenti è di pessimo gusto e rivela assenza di senso della misura. Un evento funebre spacciato per gaudioso e celebrativo della finezza dei nostri tecnici assume un solo significato: stiamo affogando nell'assurdo.

Siamo sempre stati inclini alla retorica, specialmente la più bolsa, mai però prima d'ora ci eravamo abbandonati all'euforia mortuaria. Siamo riusciti a compiere anche questa impresa. Se fosse ancora in vita Ugo Foscolo, il governo lo incaricherebbe di scrivere un poema aggiuntivo ai Sepolcri per dare lustro ai relitti arrugginiti.

Quando la Concordia attraccherà al porto genovese sarà accolta da una folla plaudente, suggestionata dalle centinaia di servizi televisivi laudatori.

Prevediamo che Schettino trarrà dai festeggiamenti nuova gloria. Egli già è popolare come e più di un tronista, tant'è che viene fotografato quale personaggio mondano e degno di ammirazione, in particolare femminile. Non escludiamo che sia candidato a prendere il posto di Giovanni Floris alla guida di Ballarò , altro che Massimo Giannini della Repubblica . Vuoi mettere il fascino del comandante becchino? Non c'è match. Il fusto sorrentino è pronto al grande salto: dal timone alla telecamera. Ne abbiamo viste tante, troppe, e lo spettacolo disgustoso continua.

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