Che paura hai se non hai nulla da nascondere?

Che paura hai se non hai nulla da nascondere?

Male non fare, paura non avere. Bastano le poche parole di una non mai abbastanza apprezzata cultura popolare per ribellarci alla così poco convincente ribellione del sindacalista della sanità ligure che ha scoperto il microchip nel camice. E vien da sbellicarsi dalle risa a leggere che il timore è di un possibile danno che l'apparecchio potrebbe arrecare a medici e infermieri che probabilmente passano ore con un telefonino attaccato all'orecchio, il tablet acceso, la parabola della tivù sopra la testa e magari fumano un pacchetto di sigarette al giorno. Chiaro che il timore è di essere sorvegliati durante l'orario di lavoro. E magari scoprire che il loro camice invece che in camera operatoria, soggiorna al bar o nelle corsie di un supermercato mentre il dottore fa la spesa. Non certo un'eccezione in un'Italia che ha scoperto dipendenti statali vidimare cartellini a mazzi mentre i colleghi erano ancora a letto e vigili urbani timbrare in ciabatte e mutande per tornarsene a fare i comodi propri. E allora anziché nel camice per riconoscerlo dopo il lavaggio, il microchip andrebbe messo sottopelle a tutti i lavoratori dipendenti. Che essendo persone integre e giammai tentate dal fancazzismo, non avrebbero nessun problema a essere rintracciate sul posto di lavoro negli orari previsti. La privacy violata? È solo un mostro di questa nostra società malata e che si avvia al declino, il finto rispetto di un lavoratore e di un cittadino che vengono massacrati in ben altri modi. Magari aspettando 18 mesi una visita solo perché quelli che oggi si lamentano del microchip non lavorano quanto e come dovrebbero, costringendoci ai salassi della sanità privata. C'è poco da fare, eravamo un popolo di santi, eroi, poeti e navigatori e siamo ahinoi diventi un gregge di truffatori, assenteisti ed evasori fiscali. Ormai talmente specializzati nelle gabole che probabilmente nemmeno un microchip nel braccio potrebbe bastare.

«Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me», diceva Kant in tempi in cui forse non c'era bisogno di un microchip per fare il proprio dovere. Povero Kant. E poveri noi.

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