Che pena spiegare a mio figlio che la zia Barbara non è l'Isis

Gli ho detto che proprio no, la zia non ha nulla a che vedere con i terroristi. É solo che quando sei una persona il cui nome è molto conosciuto capita che altre persone per invidia

Che pena spiegare a mio figlio che la zia Barbara non è l'Isis

Gentilissimo Direttore,

come in molte famiglie italiane il giorno dell'Epifania chiude un po' tutta la magica festa del Natale, si smonta l'albero, si mette via il Presepe (noi siamo una di quelle che ancora racconta ai più piccoli dei Re Magi) e si pranza tutti insieme, magari con i nonni. Ed è proprio mentre il nonno fumava la sua pipa dal profumo denso che la voce del mio ultimo figlio (undici anni) ha esclamato «Mamma, guarda, qui c'è scritto che la zia è come l'Isis!».

Naturalmente ho preso il quotidiano e ho letto il Suo articolo su quanto era accaduto poche sere fa negli studi di Otto e mezzo. Io avevo già visto la puntata e avevo ascoltato non troppo sorpresa la voce agitata di questo giovane scrittore o filosofo o Uomo Ragno (per l'abilità di arrampicarsi sugli specchi della vetta del successo) aspettando che qualcuno dicesse qualcosa in difesa della tanto demonizzata D'Urso. La domanda di mio figlio però mi ha fatto scattare qualcosa dentro e mi sono detta «Sallusti ha scritto quello che avrei dovuto in parte dire io». Non soltanto perché si tratta di mia sorella, ma per il semplice fatto che la gente ha perso il coraggio di dire la verità. La sera del ventiquattro di dicembre di quest'anno abbiamo trascorso uno dei più bei Natali degli ultimi anni. Eravamo tutti e sei fratelli e molti di noi cucinavano quasi scalzi ridendo mentre Barbara come sempre finiva tutti i friarielli (fortunatamente siamo napoletani). Quando penso alla sua vita e al lavoro che fa penso che forse sia una donna bionica, nel senso che qualcuno deve averle impiantato un microchip da qualche parte per cui è assolutamente «instancabile». Non voglio farne un eroina, non lo è, anzi ha un carattere insopportabile ma è questo che la rende una vera leonessa. Lo share di cui hanno paura tanti vertici televisivi non è altro che la scelta del pubblico. Perché quello che entra in trasmissione da lei è quello che si incontra ogni istante per le strade, negli uffici, in palestra, dal dottore. Possiamo chiamarlo televisione di intrattenimento, spettacolo trash, giornalismo azzardato, reality ad impatto emotivo, ma di sicuro (e purtroppo) è quello che c'è fuori dalle finestre e dentro molte delle nostre case. Trovo però molto più genuina nel suo decolletè, naturalmente esagerato e messo in mostra, mia sorella Barbara che non un signore (la definizione non ha nulla a che vedere con l'accezione di persona educata) che ha bisogno di parlare male della D'Urso (unendo addirittura questo cognome al terrificante nome dell'Isis) sperando così di poter vendere qualche copia in più del suo libro.

Però io ho dovuto spiegare a mio figlio il giorno dell'Epifania che non bisogna soffermarsi sul titolo di un articolo (come accade oggi con internet) ma che è bene andare fino in fondo e leggerlo tutto. Così gli ho detto che proprio no, la zia non ha nulla a che vedere con i terroristi. É solo che quando sei una persona il cui nome è molto conosciuto capita che altre persone per invidia, per insicurezza o per paura di non riuscire nel loro lavoro, parlino male di te. Tutto qui.

Forse questo signore il cui libro ha un sottotitolo tanto triste potrebbe pensare di fare qualcos'altro, magari mettersi alla prova e cercare di capire se solo con ciò che ha scritto può tranquillamente andare incontro al successo, come gli auguro, senza obbligare una mamma a dover spiegare al figlio quanto la gente sia superficiale.

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