Ci sono ristoratori che si tolgono la vita per aver perso una stella Michelin. E ristoratori che perdono volutamente una stella Michelin per ritrovarla, la vita.
La storia, che farà rizzare i peli della inevitabile barba a molti chef in carriera, arriva dal Galles, terra non nota certo per la sua cucina. Proprio per questo «The Checkers» di Montgomery, con la sua cucina di ispirazione francese, era uno dei rari vanti gourmet della piccola nazione britannica. Insignito della stella Michelin fin dal 2011. Ma i proprietari qualche tempo fa hanno contattato i curatori dell'edizione locale della guida francese detta la «rossa», la più prestigiosa al mondo, l'unica che può davvero cambiare il destino di un'insegna, e hanno chiesto di far finta che loro non esistessero più. Niente recensione, e quindi niente stella. Un suicidio di marketing (anche se in fondo essere ricordati come quelli dei gran rifiuto ai mangiarane potrebbe avere il suo «because»), che si spiega con la volontà di recuperare una qualità della vita finora totalmente divorata dall'ansia di conservare il privilegio. E infatti Stéphane Borie, che del ristorante è anche chef, e le socie Sarah Francis (sua compagna) e Kathryn Francis (la di lei sorella) ci hanno pensato a lungo prima di scegliere di demichelinizzarsi. «Naturalmente la cosa ci ha provocato tristezza - confessa Sarah a un giornale locale - noi abbiamo custodito con orgoglio per sette anni la nostra stella, simbolo di eccellenza nel nostro lavoro. E darla indietro un po' ci angoscia. Ma è anche eccitante perché noi apriamo The Checkers a un pubblico più ampio e condividiamo con loro quello che amiamo: cibo autentico e delizioso, un'atmosfera rilassata e familiare in una delle città più belle dell'area». Tutte cose che non è possibile avere inseguendo il red carpet dell'alta gastronomia. Ma c'è anche un'altra ragione che ha portato alla rinuncia della stella: «Il cambiamento aiuterà le nostre famiglie. Abbiamo figli che vanno a scuola, non avere più la stella è un'opportunità per trovare più tempo da dedicare agli impegni quotidiani». E anzi, a ripensarci Sarah non riesce a capire come ha fatto per tutto questo tempo a sopportare una tale pressione. Il ristorante riaprirà in autunno con un nuovo nome («Checkers Pantry») e una nuova formula: sarà aperto a colazione e a pranzo e chiuso la sera.
Non è la prima volta che chef importanti fanno un passo indietro sulla strada verso la gloria. Lo scorso anno Sébastien Bras di Le Suquet a Laguiole in Francia ammise che non voleva più vivere l'ansia si trovarsi in sala gli ispettori della guida e si «dimise» da tristellato.
E qualche mese fa il celebrity chef inglese Marco Pierre White chiese alla Michelin di non mandare i suoi uomini nel suo nuovo ristorante di Singapore. Che sia l'inizio di un movimento mondiale contro il dominio della critica accigliata della gastronomia? Passare da Masterchef a Monsterchef è un attimo. E qualcuno - evidentemente - preferisce vivere.
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